Nei giorni scorsi c’è stata un po’ di agitazione nella tribù degli esperti web quando TechCrunch, uno dei più noti siti di informazione tecnologica a livello mondiale, commentando l’annuncio dell’uscita da Google del Senior Vice President Vic Gundotra, ha definito Google Plus – creatura di Gundotra – un morto che cammina, sentenziando definitivamente persa la battaglia per diventare “il” social network.
Che Google Plus non sarebbe riuscito nel suo esplicito intento di scalzare Facebook dal podio io l’avevo sospettato fin dall’inizio (qui il post che scrissi nell’estate del 2011 dopo un mese scarso dal lancio di G+):
ecco, nonostante tutto questo, ben pochi hanno / hanno avuto / avranno voglia di aprire un altro fronte di conversazione, ridisegnando altrove la propria mappa di contatti e traslocando da Facebook discussioni che già funzionano e impegnano un bel po’ di tempo lì.
Spesso, durante i Digital Update dedicati al social media marketing, o anche nel nostro corso sulle basi del web marketing, verso la fine della giornata qualcuno alza la mano e chiede se parleremo anche di Google Plus. Allora io apro un quotidiano online, cerco un articolo abbastanza popolare, e guardiamo insieme i numeri accanto ai pulsanti di condivisione sui social:
Questo per qualunque contenuto al di fuori dell’ambito strettamente tecnologico; certo, se vado a vedere i numeri delle condivisioni sul blog di Marco Cilia, che è dedicato alle analytics, le proporzioni cambiano, e Facebook non svetta più incontrastato in mezzo agli altri:
Lo stesso articolo di Mashable che citavo all’inizio è stato molto condiviso su Google Plus:
Questo accade perché chi usa “realmente” Google Plus, cioè davvero ci passa del tempo ogni giorno per leggere, commentare, ricondividere con la propria rete, appartiene nella stragrande maggioranza dei casi alla tribù degli appassionati di tecnologia, anzi spesso trova più piacevole fare conversazione in un ambiente che non sia frequentato da gente a cui devi spiegare il significato di termini come feed RSS o responsive design.
Il fatto che gli appassionati di tecnologia usino spesso GooglePlus spiega la loro tendenza a sovrastimare l’apporto reale di traffico che può arrivare da questo social: così si leggono articoli in cui si favoleggia di come G+ stia ormai raggiungendo Facebook in termini di visite generate, il che può essere vero se sei Mashable o Moz.org, ma sono pronta a scommettere che la tua situazione è più simile alla mia:
Queste sono le visite provenienti dai social network nell’ultimo anno di questo blog, di cui io condivido sempre ogni post su Facebook, Twitter, GooglePlus e LinkedIn; come vedi dai numeri, potrei serenamente dimenticarmi degli ultimi due.
Intendimi: non c’è nulla di sbagliato nel costruire un social network specialistico, per nerd o tecnofili o qualunque tribù ti possa venire in mente: l’importante è partire con quell’obiettivo, senza avere la pretesa che anche gli altri ci si divertano. Polyvore fa in modo eccellente il proprio lavoro di “casa di bambole” dedicata ad appassionate di fashion e design, ma ben si guarda dal cercare proseliti al Bar Sport o nei circoli letterari.
Ma no, dai, tutto quel lavoro da parte degli ingegneri di Google qualcosa di buono ha prodotto! Ecco i tre aspetti da tenere in considerazione, in quello che è a mio parere l’ordine crescente di utilità.
Quando pubblichi un post o rinnovi la descrizione delle camere del tuo hotel, pubblicare il link anche su G+ ti prende pochissimo tempo, e contribuisce comunque un po’ al tuo posizionamento fra i risultati di ricerca.
I fattori che influenzano la SERP (= Search Engine Result Page, la pagina dei risultati di una ricerca) sono tantissimi: nessuno di per sé garantisce di farti scalare le classifiche, ma tutto aiuta un po’, quindi condividi i tuoi post anche su G+ e metti il pulsantino G+ fra i widget in fondo alla pagina.
[Aggiornamento: Google ha disattivato la visualizzazione dell’autore, quindi questo punto non è più vero, peccato!]
Forse hai notato che, quando fai una ricerca, alcuni dei risultati mostrano a fianco del titolo la faccia dell’autore, il suo nome e il numero di cerchie GooglePlus in cui l’autore è stato inserito.
La presenza dell’autore non ha effetti sul posizionamento (cioè sulla SERP), ma tende ad aumentare il CTR (click through rate), perché gli esseri umani tendono a essere attirati da altri esseri umani, e in qualche misura impressionati dalla “social proof” rappresentata dal numero di persone che hanno incluso l’autore nelle proprie cerchie.
Se nel tuo sito è importante mostrare che sei l’autore dei post e delle pagine, ecco come fare per impostare la cosiddetta Autorship:
Ma la feature-mai-più-senza di GooglePlus, quella per cui lo perdono di tutta la sua pesantezza, sono gli hangout, cioè le videochiamate con gli altri utenti.
All’inizio gli hangout non funzionavano benissimo, ma poi la loro qualità è migliorata tantissimo – mentre, in parallelo, peggiorava quella di Skype. E, rispetto a Skype, è possibile:
Io con gli hangout ormai ci lavoro, ci faccio le riunioni coi clienti, ci preparo i Digital Update (qui sotto io, Mafe e Anna in un hangout prima del corso sullo storytelling); se hai bisogno di parlarmi a distanza, molto probabilmente ti proporrò di farlo in questo modo.
L’hangout “privato” è una gran comodità, ma c’è di più: gli hangout possono anche essere usati in modo pubblico, per essere seguiti in streaming e successivamente pubblicati sul proprio canale YouTube. Ma di questo parlerò in un altro post…
Ogni domenica mando una newsletter, che contiene:
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Ciao Alessandra, il tuo post giunge a proposito, perché sto valutando se investire o meno risorse nello sviluppo di Google+. Mi spiego.
Sono redattore di un portale online di informazione B2B, utente Gmail (e quindi G+), ho creato da tempo una pagina web sulla quale pubblico tramite Hootsuite, insieme al profilo Twitter aziendale e alla fanpage Facebook, tutti gli articoli e le notizie.
Per il mio target lo sbocco naturale è Twitter, che funziona molto bene, Facebook converte molto poco, ho in agenda l’attivazione del profilo LinkedIn aziendale, e mi chiedevo se fosse o meno opportuno destinare risorse anche a G+ e investire in una strategia di sviluppo che vada oltre la semplice presenza con i lanci di notizie.
Va detto che nella stragrande maggioranza dei casi non sono l’autore degli articoli, ma scelgo gli argomenti, coordino il lavoro dei collaboratori e correggo i contenuti, per cui non mi interessa promuovermi in quanto autore, quanto piuttosto mantenere alta la visibilità del sito nelle SERP e raggiungere il numero maggiore di persone possibile.
Avevo capito che G+ in futuro sarebbe stato sempre più importante proprio per l’integrazione nelle SERP, nel senso che il +1 avrebbe assunto l’importanza del vecchio PageRank, ma leggendo il tuo post non ne sono più così sicuro.
Suggerimenti?
Emanuele, difficile dare suggerimenti via blog, ma ti consiglio di dare un’occhiata al mio post sulla creazione di una content strategy (e considerare eventualmente la partecipazione al nostro corso su storytelling e content strategy). Su G+ circolano leggende SEO-related, fomentate soprattutto da tecnici SEO – lo stesso Google da tempo dice che l’elemento fondamentale per il posizionamento è creare contenuto rilevante e interessante per la propria audience, e questo è più importante di ogni tecnicismo (poi una buona esecuzione tecnica è sempre utile e da curare, ma che G+ sia imprescindibile te lo smentisco con molta serenità).
Interessante e utile questo post. Nell’ambito scolastico (14-19 anni) abbiamo tentato di usare G+ ritenendo il sistema delle cerchie valido sia per creare gruppi-classe, sia per tenere distinte le relazioni alunni-prof. La teoria è una cosa, la pratica un’altra: per ora G+ non decolla come social e al massimo viene usato in hangout. Cordiali saluti.
Grazie Alessandra, anche via blog mi sei stata di aiuto invece!
Ho trovato molto utile il paragrafo sugli ambienti qui: https://www.alessandrafarabegoli.it/framework-di-analisi-per-il-tuo-piano-editoriale-online/
Credo sia questo il punto chiave del mio caso.
Quanto alla SEO, si è sempre nutrita anche di leggende, però alcune di queste – dati alla mano – hanno portato a notevoli risultati.
Sarebbe interessante se prima o poi qualche esperto scrivesse una mini ‘storia della SEO’: da Altavista a Twitter, passando per Google. :)
Grazie ancora, alla prossima!
Ciao Alessandra,
Complimenti per questo articolo! Tanto interessante da spronarmi nell’immediato ad aggiornare, tramite il plug-in Google Plus Autorship, la dichiarazione autore del blog che seguo.
Ora mi toccherà spulciare tra gli altri tuoi articoli, per imparare qualcos’altro ancora!
Buon lavoro
Valerio ;)
Ciao Alessandra,
Complimenti per questo articolo! Tanto interessante da spronarmi nell’immediato ad aggiornare, tramite il plug-in Google Plus Authorship, la dichiarazione autore del blog che seguo.
Ora mi toccherà spulciare tra gli altri tuoi articoli, per imparare qualcos’altro ancora!
Buon lavoro
Valerio ;)
C’è un altro aspetto brutto di G+: ora viene usato per spammare allegramente perché inserendo qualcuno nelle cerchie di default dai la possibilità a questo di contattarti anche via email. Così, per ora solo onlus che evidentemente hanno tempo da perdere, mi hanno scritto aggirando la raccolta degli indirizzi email.
Un altra cosa per cui può essere usato G+ è come piattaforma per i commenti sui blog, in modo che anche questi vengano cercati dal motore di ricerca in maniera più efficace.
Complimenti, bel post! Era quello che aspettavo di leggere su Google+, ovvero il social che doveva sbancare nel 2014 e a cui tutti avrebbero dovuto inchinarsi (e invece niente, o quasi). Molto utile e ben descritta la guida sull’autorship nelle SERP e i punti di forza dell’hangout. Buon proseguimento!
Proprio questa mattina, in una ricerca sull’utilizzo di g+ sui blog ho letto che influenza direttamente i risultati di ricerca delle cerchie quando si è effettuato il login. Questo aspetto mi sembra molto interessante, anche se richiede un grande lavoro per implementare le proprie cerchie, io ci sto provando con una pagina appena creata… nel giro di qualche settimana sarò in grado di valutare se la fatica verrà ripagata.
Grazie per il tuo approfondimento molto utile e interessante.