[scusate il tono polemico del post, ma con la ripresa dell’anno scolastico, due bambini in più in un’aula già piccolissima, la palestra inagibile per tutto l’anno e un carosello di maestre e supplenti, ho i nervi un po’ scoperti sull’argomento scuola]
Ieri mio figlio ha portato a casa l’ennesima circolare di carta (la strage degli alberi continua), firmata dall’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Ouidad Bakkali.
Argomento della circolare: le modalità di comunicazione fra Comune e famiglie riguardo a eventuali emergenze che portino alla chiusura straordinaria della scuola. Nel mio post di inizio febbraio “L’emergenza non è la neve, è l’incapacità“, raccontavo della “brillante” gestione delle comunicazioni alle famiglie durante le nevicate dell’inverno scorso.
Bene, la novità di quest’anno è che il comune si dice attrezzato per comunicare le urgenze tramite SMS alle famiglie che ne facciano richiesta. Mi dico ok, un SMS è meglio del caos dell’anno scorso, avrei preferito (in termini di riduzione dei costi) che si potesse scegliere anche di essere informati via email o attraverso canali pubblici come un Twitter dedicato, ma comunque meglio che niente.
Leggo meglio la circolare; è datata 20 settembre, ci è arrivata giovedì 27 settembre, e dice che le famiglie che intendono usufruire del servizio devono “comunicare alla scuola entro il 29 settembre il numero di cellulare a cui vogliono essere avvisate”. Dato che nostro figlio il sabato non va a scuola, ne deduco che devo affrettarmi a comunicare alla scuola il mio cellulare o quello dell’ingegnere; tuttavia, rileggendo la circolare, non troviamo scritto da nessuna parte come debba avvenire questa comunicazione. Dato che siamo persone semplici e sbrigative, faccio scrivere a Guido il mio numero di cellulare sulla circolare stessa, e gli raccomando di consegnarlo alla maestra.
Poi usciamo per una festa di compleanno di uno dei compagni di classe, dove con le altre mamme parliamo anche di questa novità: nessuna ha capito bene come si debba comunicare questo numero, la rappresentante di classe si offre di fare lei una comunicazione collettiva (tanto ha i cellulari di tutti, e se è per questo anche gli indirizzi email, che per fortuna noi abbiamo una rappresentante di classe organizzata ed evoluta); ovviamente anche la scuola ha i cellulari di tutti (ce li chiedono a ogni inizio anno), ma ipotizziamo che raccoglierli direttamente dagli archivi già esistenti configuri possibili conflitti con la burocrazia della privacy.
Questa mattina, dopo aver lasciato Guido a scuola, mi fermo per scambiare due parole col gruppetto dei genitori, quelli che non arrivano, come noi, all’ultimo minuto, e hanno tempo di andare a chiedere informazioni alle maestre e agli impiegati di segreteria: sono tutti inferociti perché hanno appena scoperto che le modalità previste per la comunicazione del fatidico numero di cellulare sono esclusivamente due:
Ora, considerando che il comprensivo scolastico raggruppa tre scuole elementari e una scuola media per un totale di circa 1500 alunni, anche mio figlio che fa la seconda elementare mi sembra in grado di capire che la procedura ipotizzata sia completamente demenziale.
No, il genio che ha scritto la circolare (l’assessore? un suo funzionario? mi piacerebbe saperlo) non ci è arrivato. Secondo la sua bella pensata:
Qualcuno vi ha avvisati, lì in comune, che esiste la posta elettronica?
O magari un modulo online in cui chiedere numero di telefono e un paio di informazioni di controllo, se proprio volete esser sicuri ci mettete un captcha, e buttate direttamente i numeri in un archivio? E poi naturalmente chi vuole dirlo a voce, di persona, venire direttamente nell’ufficio dell’assessore, che lo faccia, ma gli altri, le persone mediamente normali, se la sbrigano in pochi minuti e senza muoversi?
Quanto costa in più, a noi e a voi che siete pagati coi soldi delle nostre tasse, questo modo di lavorare?
No, siamo sempre lì:
La vera emergenza non è la neve, è l’incapacità
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sono d’accordo, la situazione di tagli cui è sottoposta la scuola pubblica non deve e non può giustificare arretratezze ed inefficienze che se correttamente affrontate porterebbero anche ad un’ottimizzazione dei costi (sia direttamente della scuola che indirettamente per le famiglie, che magari sarebbero anche più contente di contribuire a spese collettive)
poi a volte le risorse (materiali) ci sono, ma giacciono inutilizzate per manca di risorse umane adeguatamente formate (ad esempio la LIM che le maestre di mia figlia non sanno usare)
altro esempio a scuola di mia figlia: ogni anno chiedono di compilare il modulo delle deleghe al ritiro dei bambini (e nel mio caso l’elenco è particolarmente numeroso) allegando documenti, non basterebbe apportare eventuali modifiche (online magari…) al modulo dell’anno prima?
Da noi lo stesso, Riccardo. Noi infatti ci siamo rifiutati di portare di nuovo le fotocopie dei documenti dei nonni, e non siamo i soli: un ente pubblico non può chiederti più di una volta informazioni di cui è già in possesso, quindi, salvo cambiamenti, io non riporto niente. Che si provino a non consegnare mio figlio ai nonni (e vogliamo parlare sulla questione di considerarli come dei pacchetti imbecilli, che se non li va a prendere un adulto certificato non sono in grado di allontanarsi da scuola?)
“Un sito web pe raccoglie i numeri di cellulare? Io sta responsabbilità nun me la piglio”. Sarà successo qualcosa del genere.
Temo che il buon senso non faccia parte del “colosso” dell’istruzione a tutti i livelli: anche perché hai idea quanto margine di errore c’è nei vari passaggi se fatti a mano… Mi sembri ottimista a pensare a dei data base, prevedo più fotocopie a gogò!
E’ la scuola 2.0 del ministro Profumo.
Luca, sarebbe bastato un form fatto con Google Doc.
Riccardo, Alessandra, il problema oltre delle istituzioni è in chi è a capo di queste…..non provate a far prendere una decisione ad un’insegnante o peggio alla Dirigente!
Pensate che sono 5 anni che dietro un piccolo tavolinetto fissato al muro della classe di mio figlio ci sono matite, penne, righelli e l’insegnante non prende in mano un semplice cacciavite per svitare le due viti e poter recuperare il materiale…ma soprattutto non permette ad alcun genitore o nonno di entrare ed effettuare questa PERICOLOSISSIMA operazione!
È che dire dell’orologio della Don Minzoni (al quale é collegata la Campanella) che per anni ha suonato 5 minuti prima perché per la segreteria per metterlo a posto bisognava chiamare il tecnico del Comune? Fortunatamente al termine di un Consiglio di Istituto ci siamo imposti ed è stato sistemato da un genitore elettricista in 1 minuto.
Se ci fosse un pò più di senso civico da parte i tutti e di volontà ad interagire tra i ruoli, si raggiungerebbero degli obiettivi impensabili…purtroppo nella scuola si tende a tenere i genitori lontano da ogni decisione e il collegio dei docenti che vuole amplificare i propri diritti minacciando anche figure istituzionali all’interno della scuola come il Consiglio i Istituto.
Come iceva Pirandello: “…così è se vi pare”.
Ciao
non è cambiato nulla. è ancora la stessa incapacità di dieci anni fa. tristezza.
e i fondi c’entrano fino a un certo punto. servirebbero dei fondi per cambiare totalmente la classe dirigente, nella scuola. questo sì.
Sei una grande! Non sei polemica hai solamente fatto una ‘bella’ fotografia di questa situazione demenziale.
Io ho mia figlia che fa la prima elementare e ovviamente ci troviamo anche noi in questa situazione ed effettivamente non ci era chiara la dinamica di questa comunicazione dell’SMS.
Un grazie da parte mia e di mia moglie, cercherò di condividere il tuo post perché sarà sicuramente illuminante ad altre famiglie di questa città.
Un saluto
William
Noi comunque abbiamo deciso di autogestire il buonsenso: la gloriosa rappresentante di classe ha fatto un elenco unico, coi numeri di tutte le famiglie, e lo fa avere (su carta e in digitale) alla segreteria famosa.
Come evidenziato da alcuni post il problema è la testa (dirigenti scolastici e comunali pagati tantissimo ma che non sanno far lavorare gli uffici e le persone, quindi vengono pagati per niente) e il corpo ovverosia dipendenti (pubblici e scolastici) che quando si siedono sulla poltrona d’ufficio distaccano il cervello. Nel senso che pensano al minimo perchè la loro preoccupazione principale è la procedura (la circolare ) non i destinari ed utenti e quindi le modalità ottimali per evitare disagi. Si siedono su quella poltrona (ci ho lavorato e li conosco) e cominciano a pensare: “mi pagano pochissimo, ho ancora tanti anni prima di andare in pensione” e quindi di riflesso “ma perchè mi devo impegnare a pensare, faccio il minimo indispensabile”.
Ciao Alessandra, ho 2 figli alle medie e 1 alle elementari su 3 scuole diverse. 10 mesi su 12 la mia scrivania è sommersa di circolari di scuola la leggere, compilare, firmare. Talvolta questi moduli richiedono un pagamento da farsi esclusivamente in posta e sono da consegnare di persona in segreterie aperte al pubblico in orari surreali, dalle 11 alle 13, e popolate da personaggi bizzarri che non concepiscono l’uso di strumenti futuristici come posta elettronica, data base, bonifico bancario.
Sono anni che mi chiedo quanto ci costa questa inefficienza, anni che ci vorrei scrivere sopra un post, sono contenta che l’abbia fatto tu
Ché qualifiche ha questo bizzarro assessore alla cultura con delega per la scuola? Gli è stato regalato un incarico che dovrebbe andare a chi può offrire profonde conoscenze della cultura e delle istituzioni nostrane, abbinate possibilmente a una opportuna esperienza manageriale.
E’ evidente che le qualifiche suddette non le ha!: nessuna. Nemmeno ha fatto degli studi appropriati (vedi CV raffazzonato nel sito del Comune). E’ stato scelto come”segno di rinnovamento” (sic)?. Piuttosto, è evidente che per i politici inamovibili di Ravenna “la Cultura non da di mangiare”, quindi qualsiasi raccomandato senza qualifiche se ne può occupare!.
A conferma di quanto detto vedi la vicenda della attuale acefalia (provocata) della Classense, e di come è stata “tamponata”. Poi se la prendono con la Minetti!