Il progetto Nati per leggere ha l’obiettivo di promuovere la pratica della lettura ad alta voce dedicata ai bambini in età prescolare.
Conosco da tempo il progetto: le Biblioteche di Romagna sono particolarmente attive nel proporre attività per i bambini, e, nei primi anni di vita di mio figlio, ho studiato le loro bibliografie e messo in pratica, con risultati alterni, i loro consigli; fino a poco tempo fa non sapevo invece che Nati per leggere fosse su Facebook, con una pagina che a inizio 2014 contava 75mila iscritti e a fine marzo ha superato i 100mila.
A gennaio mi ha contattata uno dei bibliotecari del coordinamento nazionale NpL, chiedendomi di partecipare a un incontro pubblico durante la Fiera del libro per ragazzi di Bologna: in programma, la discussione sulla loro esperienza di gestione della pagina.
Ho accettato volentieri, un po’ per gratitudine verso il loro lavoro, un po’ per avere la scusa per trascorrere una giornata in mezzo a libri bellissimi (tuffarmi nel reparto bambini di una libreria o di una biblioteca ben fornite è uno dei miei stratagemmi per rigenerare fantasia e creatività), e un po’ per curiosare nei Facebook Insights di una pagina che, senza nessun apporto “professionale”, ottiene risultati davvero notevoli.
Secondo le stime più recenti fornite direttamente da Facebook, i post delle pagine hanno una visibilità sempre più scarsa: in media, il 6% degli iscritti. Nella pagina NPL però ci sono post visti da 50mila, 100mila, perfino 800mila persone: questo significa una reach che raggiunge l’800%, e che comunque in media sfiora il 25%.
Faccio un passo indietro per un veloce ripasso dei termini: la reach (portata) di un post è il numero di persone che hanno visualizzato il post nella propria bacheca (newsfeed) Facebook; la portata può essere:
Nel caso di Nati per leggere, tutta la portata è o naturale o virale, perché non si è mai fatta pubblicità; le ragioni di un successo così ampio stanno tutte nei numeri della colonna successiva, quelli dell’engagement. Nell’esempio più eclatante, quello del post visto da 800mila persone, ho rilevato:
Con interazioni così numerose, non c’è da meravigliarsi che il trend di crescita degli iscritti sia una curva in crescita stabile: se un contenuto viene “portato alla mia attenzione” da un amico, la probabilità che anch’io lo apprezzi e decida di iscrivermi alla pagina è piuttosto alta, quindi gli iscritti alla pagina tendono a crescere velocemente.
Uno screenshot degli Insight della pagina FB Nati per Leggere, preso il 24 marzo, poco prima che la pagina superasse i 100.000 iscritti.
E l’unico modo per farlo è pubblicare contenuti che gli iscritti alla pagina trovino interessanti e meritevoli dei loro like e commenti.
C’è da dire che i gestori della pagina NpL hanno due grandi vantaggi:
Partendo da questa situazione di per sé favorevole, hanno comunque lavorato bene, creando una redazione diffusa per distribuire i carichi di lavoro e dandosi un palinsesto, con post regolari che funzionano come vere e proprie “rubriche” e sollecitano sia la ragione che i sentimenti:
Il microvideo con immagini e testo tratti da un libro e, in didascalia, tutti i riferimenti utili per acquistare il libro o prenderlo in prestito in biblioteca.
Il “testimonial” reale: conversazione con una mamma che racconta la sua esperienza nell’approccio alla lettura coi suoi bambini.
La citazione sotto forma di testo; contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi post hanno un loro appeal, perché vanno a sollecitare chi non è particolarmente sensibile allo stimolo “visuale” ma presta soprattutto attenzione alle parole e allo scritto.
La citazione incorniciata in un’immagine: questi quadretti sono i tipi di post che generano il numero più alto di interazioni, condivisioni, like.
La domanda aperta, che genera una valanga di commenti e risposte.
Tutto perfetto allora? No, è sempre possibile migliorare! Ecco i tre consigli che ho dato ai social-bibliotecari.
L’obiettivo “vero” non è far crescere gli iscritti alla pagina, quanto piuttosto contribuire a diffondere sempre più la pratica della lettura ad alta voce ai bambini piccoli; il fatto di avere una visibilità così alta può e deve essere usato per cercare di entrare in contatto con genitori che magari non leggono tanto loro stessi, o non frequenterebbero mai una biblioteca, perché non ne hanno l’abitudine, o il tempo, o perché dove abitano non ci sono iniziative in biblioteca.
Così, vedrei bene nel palinsesto della pagina alcune “pillole video” che insegnino a leggere le fiabe; su YouTube ho trovato alcuni video in cui un attore spiega gli elementi della lettura ad alta voce, sono video piuttosto lunghi e prolissi e sono convinta che sia possibile realizzarne di migliori anche a basso costo o addirittura da soli, applicando alcune nozioni base di ripresa e montaggio video. Capire le regole base dell’uso espressivo della voce non ci trasforma in attori professionisti, ma ci permette di aggiungere colore ed espressività alla lettura, di divertirci di più e annoiare di meno i bambini.
I contenuti vanno pensati avendo bene in mente le diverse tipologie umane che potrebbero usarli e, a loro volta, diffonderli; i miei bibliotecari, quando ho proposto loro lo schema di lavoro per fare l’identikit delle loro personae, sono stati bravissimi a “fare i compiti”, producendo una dozzina di ritratti tanto realistici e dettagliati da sembrare racconti brevi; ma solo una piccola parte delle personae a cui avevano pensato erano genitori di bimbi piccoli, tutti gli altri erano il pediatra, il professore in pensione, il forte lettore disposto a fare il volontario negli incontri di lettura… Invece su Facebook i genitori con figli piccoli ci sono, eccome, anzi la probabilità di incontrarli qui è molto più alta che in biblioteca.
La pagina NpL accetta messaggi, e ne riceve quotidianamente un gran numero: questo obbliga a dedicare un gran lavoro a dare risposte, che spesso sono link, bibliografie, segnalazione di incontri e iniziative locali, ma nella peggiore delle ipotesi significano rispiegare per l’ennesima volta che no, non è possibile usare la pagina per fare pubblicità al tuo libro o al tuo prodotto o al tuo lavoro di animatore feste di compleanno. Ne vale la pena? Quanta utilità porta al progetto, rispetto al tempo che richiede? Sarebbe possibile creare una pagina di F.A.Q. a cui reindirizzare velocemente tutte le domande “standard”?
Dall’inizio della vita della pagina, sono stati prodotti una quantità smisurata di contenuti, sempre nuovi: solo le schede bibliografiche sono un centinaio! Con tutto questo materiale a disposizione, si può serenamente iniziare a riciclarne una parte, nel senso di “rimettere in circolo” contenuti pubblicati a distanza di qualche mese senza doverne ogni volta creare di nuovi: molto probabilmente chi li vede o non li avrà mai visti prima, o non si ricorderà di averli già visti, o comunque avrà piacere di rivederli!
Un altro suggerimento è quello di imparare a pianificare “a tempo” la pubblicazione dei post: gran parte del lavoro dei redattori viene fatto nei ritagli di tempo del lavoro in biblioteca o al di fuori dell’orario di lavoro, e non è detto che questi orari coincidano con quelli in cui sono online gli iscritti; in ogni caso, distribuire nell’arco della giornata i post aiuta a “riempire il palinsesto” e massimizzare la probabilità di entrare in contatto con tutti gli iscritti.
Per pianificare i post a tempo ci sono vari tool, ma la cosa più semplice e diretta è usare le stesse funzionalità delle pagine Facebook, che permettono, quando si pubblica un post in una pagina, di posticiparne la comparsa impostando data e ora a partire dal link-pulsante a orologio in basso a sinistra.
Impostare data e ora di pubblicazione di un post all’interno di una pagina Facebook.
Fingendo di volere creare un’inserzione, ho fatto una ricerca nel pannello dell’advertising di Facebook, in cui si possono impostare i più svariati parametri; se scelgo di far vedere un post ai genitori, e in particolare a quelli che hanno bambini nella fascia di età 0-3 anni, Facebook mi identifica un segmento di oltre 90mila utenti italiani. Di questi, solo una minima parte risultano già iscritti alla pagina NpL; naturalmente il numero “reale” dei genitori iscritti a Facebook è molto più alto, perché più dettagliamo i nostri criteri di selezione, più “perdiamo” le persone che magari corrisponderebbero a questi criteri, ma non hanno dato a Facebook sufficienti informazioni per essere “incluse nel target”.
Pannello di creazione inserzioni su Facebook: specificando come parametri di selezione i criteri demografici avanzati, possiamo indirizzare in modo specifico la visibilità di un post o la promozione della pagina.
Ma sicuramente i genitori così presi dal proprio essere tali da aver fatto capire pure a Facebook che hanno un bambino nato da poco sono dei potenziali influencer: persone che, se coinvolte, tenderanno a parlare di ciò che riguarda i loro figli, e che molto probabilmente hanno amici coetanei anch’essi con bambini.
Allora io, fossi nei gestori della pagina NpL, valuterei di destinare un po’ di budget (per un segmento così piccolo, non servono certo migliaia di euro) per promuovere post particolarmente riusciti, così da far crescere gli iscritti ma al di fuori della “bolla informativa” dei grandi lettori e dei loro amici.
Questo post è già lunghissimo, e Gianluca che ultimamente predica di scrivere post corti mi sgriderà senz’altro, così lascio a un altro post, che non so quando troverò il tempo di scrivere, le mie considerazioni su come NpL potrebbe usare Twitter e un buon piano di email marketing. Mi limito a dire che una parte delle “energie liberate” da un uso più focalizzato e parsimonioso delle energie – e magari piccoli ritagli di budget recuperati qua e là – potrebbero essere destinati ad aprire con cognizione di causa nuovi spazi di interazione e coinvolgimento – senza mai perdere di vista la mission di Nati per leggere.
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GRAZIE!!!!!
Barbara
Cara Alessandra,
grazie per il tempo che ci hai dedicato. Faremo tesoro dei tuoi consigli e speriamo ci siano altre occasioni per proseguire il discorso avviato.
Un saluto cordiale, Giovanna
Barbara e Giovanna grazie a voi, io mi sono divertita moltissimo :-)
Ciao, concordo con tutto quello che hai detto. C’è una cosa però che secondo me sottovaluti: il progetto Nati per leggere è davvero molto radicato nel territorio, dalle scuole alle attività nelle biblioteche. Tutti i genitori lo conoscono e portano i figli a seguire le varie iniziative. Credo quindi che una parte di questa grossa affluenza sulla loro pagina sia da imputare a motivazioni “reali, tangibili” più che ha un ottimo uso, che ovviamente sanno fare, del web e in particolare di Facebook. Credo davvero che senza il lavoro sul territorio avrebbero un quarto d i visite o like sulla loro pagina. Scusa se mi sono permesso.
Roberto, sono la prima a sostenere che se un argomento o un progetto non hanno valore “intrinseco” le persone li ignoreranno anche onine. Tuttavia, la capacità di proporre conversazioni anche online è altrettanto “reale e tangibile” del saper proporre buoni libri in biblioteca, e non darei per scontato che tutti coloro che seguono NpL su Facebook siano anche genitori che portano i figli alle iniziative “sul territorio”.
Sono d’accordo hai ragione. Il lavoro va fatto in tutte e due le forme