Dopo questo Freelancecamp mi sento come se avessi preso il 40% alle elezioni: felice, e al tempo stesso consapevole di tutto il lavoro che abbiamo davanti.
Visto da dentro ogni evento ha i suoi difetti, che ti sono chiarissimi mentre lo vivi nelle scarpe di chi organizza e che al tempo stesso sono quasi invisibili a tutti gli altri: questo lascia un buon margine per migliorare, e già con Miriam e Gianluca abbiamo iniziato a pensarci su per le prossime volte.
Metto giù alcune riflessioni, anche se in forma di lista è difficile vedere i collegamenti, sarebbe più utile una mappa mentale.
- Non dare mai per scontato che ciò che ha funzionato oggi basterà anche la prossima volta: evolversi, cambiare, anticipare.
- Avere il senso dei propri limiti aiuta a non imbarcarsi in avventure a cui non si è ancora pronti. Sono contenta, ad esempio, che nelle scorse edizioni ci siamo rifiutati di improvvisare streaming casalinghi, perché il modo in cui bisogna fare lo streaming a un evento è questo (e grazie di nuovo a Fabrizio e a tutti gli altri).
- Parlare di soldi non è una cosa sporca, anzi (*).
- Ci sono molte persone in gamba disposte a dare una mano, risolvere problemi, fare senza bisogno di micromanagement. Questo succede quando si dà prima di chiedere, ma poi, quando si riceve, ci si continua a chiedere cosa possiamo dare di più. Grazie Cristiano, Anna, Sara, Luca, Gabriella.
- Devo esercitarmi a far emergere più la felicità che la tensione, perché l’essere asburgica è per molti versi una dote, ma nelle foto vengo meglio se sorrido.
(*) Qui il mio intervento, con le regole base per definire le proprie tariffe e non finire in bancarotta; qui il foglio Excel con le formule che ho usato.
2 commenti a “Effetto #freelancecamp”
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