Ed eccomi in piazza a Capoliveri, in uno dei (pochi) momenti di pausa del weekend di Social Media Team alla Festa dell’Uva.
Del fatto che l’Elba è bellissima, e che venirci un po’ fuori stagione è ancora più bello, scriveranno in abbondanza tutti i miei compagni di team, nei loro blog dedicati a turismo & C; io su questo mi limito a mandar su un po’ delle foto che sto scattando.
Voglio però iniziare a metter giù qualche prima riflessione su questo esperimento di promozione turistica fatta cercando di costruire, intorno a un evento, un gruppo eterogeneo di persone che non vorrei chiamare riduttivamente blogger: siamo tutti persone che lavorano e che parlano del proprio lavoro in rete.
Robi Veltroni dunque, nell’obiettivo di dare visibilità a una festa elbana – una delle tante feste popolari che ancora incredibilmente si svolgono in Italia, non quelle organizzate per finta dagli uffici di promozione turistica, ma quelle per cui le persone si ritrovano per settimane nelle stanze dei quartieri e dei rioni a cucire costumi, preparare carri, allestire scenografie che dureranno un giorno – ha invitato una decina di persone che a suo parere in modi diversi potevano portare le immagini e i racconti di questa festa – e dell’Elba d’autunno – a persone altrimenti improbabili da raggiungere.
Il suo ragionamento è tanto semplice quanto inusuale, in un paese ancora abituato a far promozione coi comunicati stampa: in rete conosco persone che conoscono altre persone, e, se mettiamo insieme i contatti delle nostre reti, la visibilità che possiamo ottenere è molto maggiore di quella che potremmo mai avere spammando redazioni annoiate.
Robi ha lanciato l’idea, ha chiesto ai primi che aderivano di consigliargli altri che potessero partecipare, e ha messo insieme un gruppo eterogeneo in cui alcuni lavorano nella promozione turistica, altri si occupano di gastronomia, altri di turismo sostenibile; ci sono fotografi, giornalisti, una wedding planner, e poi noi che facciamo marketing in rete (e mi scusino tutti quelli che non ho ricordato di linkare).
Le risorse raccolte:
niente di impossibile, ma sicuramente tutto molto impegnativo dal punto di vista umano, perché in questi giorni Robi e gli altri ci stanno accompagnando dappertutto, con una gentilezza e disponibilità davvero squisiti.
Io credo che questa scommessa sia destinata ad avere buoni risultati, e che questi risultati non si misureranno semplicemente in ping e visite e link alle foto e ai siti che parlano dell’Elba, ma in qualche visita in più (e io mi prenoto subito per portare la famiglia al completo a visitare le affascinanti miniere di ferro del Monte Calamita).
Credo sia anche ora di smettere di trattare queste cose come esperimenti da fare lowbudget: se abbiamo per le mani qualcosa che davvero vale, dobbiamo lavorare per costruirci attorno una piccola tribù, che si diverta e metta entusiasmo nel diffondere il messaggio. Bisogna accendere i cuori, trasmettere passione, questo fa la differenza rispetto a qualunque campagna studiata a tavolino; ma per farlo bene bisogna smettere di farlo quasi clandestinamente, e avere il coraggio di spostare abitudini e anche soldi in queste attività.
Come organizzare queste giornate? Bisogna creare il giusto mix dei tempi, alternando le visite e le attività con qualche ora vuota che permetta alle persone di raccogliere le idee, e, se possibile, di scrivere qualcosa in diretta; indovinare il gruppo – molto meglio se non ci si conosce già tutti, si moltiplica la curiosità e l’interesse; cercare di semplificare il più possibile spostamenti e logistica, altrimenti il gruppo diventa una fisarmonica impossibile da gestire.
Per il momento qui ci si sta riuscendo; domani sono un po’ preoccupata perché ho scoperto che, invece di girare per i rioni a fare foto, sarò coinvolta nella rappresentazione fra le altre comparse del Rione Fosso, vi saprò dire se l’incastro continua a funzionare.
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1 commento a “Elba Social Media Team – primi appunti”
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