[ovviamente il titolo è una pietosa bugia: la versione corretta sarebbe stata “ho fatto shopping da Louis Vuitton senza averlo deciso prima (cit.) ma ci ho fatto su alcune riflessioni che hanno a che fare col mio lavoro – e, comunque, mi sono divertita molto”]
Giovedì scorso ero a Venezia, dove con Miriam Bertoli e Gianluca Diegoli abbiamo fatto due giornate di Digital Update.
Ne ho approfittato per regalarmi una giornata in giro per le calli in compagnia di Anna Turcato, a fare un po’ di shopping e scoprire meravigliose botteghe artigianali: non quelle che ti rifilano paccottiglia made in Taiwan, ma miniere nascoste di oggetti unici, che uniscono la sapienza materiale di secoli di storia a una contemporaneità assoluta – ma di questi parlerò dopo.
Dato che eravamo “di strada”, Anna mi ha detto che all’Espace Culturel Louis Vuitton era possibile visitare la mostra del fumettista giapponese Jirô Taniguchi; così abbiamo deciso di interrompere lo shopping e dedicare mezzora all’arte.
La Maison Louis Vuitton ha sede in un ex cinema-teatro, fatto oggetto di un impeccabile restauro: e altrettanto impeccabile è l’accoglienza, con silenziosi assistenti in divisa che vi accolgono con un inchino e ogni dettaglio curato come ci si aspetta in un tempio del lusso.
L’Espace Culturel è una sala luminosa all’ultimo piano, che oltre alla mostra ospita una selezione di libri curatissima con in primo piano i volumi della collana Travel Books: sei collezioni di memorie di viaggio commissionate ad altrettanti artisti contemporanei, che raccontano per immagini alcuni luoghi di particolare suggestione. Il lavoro di Jirô Taniguchi, dedicato a Venezia, è l’ultimo della serie.
A me l’idea di una maison del lusso che si fa anche casa editrice e, avendo come oggetto-icona della propria produzione valigie e bauli da viaggio, costruisce il suo piano editoriale sui racconti dei luoghi, è davvero piaciuta moltissimo. Dato che i libri sono effettivamente tutti molto belli e il loro prezzo è abbordabile, ne ho scelto uno: non Venezia, mi perdoni la mia ospite, ma Londra, città che amo e che è stata magistralmente interpretata da Natsko Seki.
In realtà, mi solleticava la tentazione di comprare qualcosa da Louis Vuitton: il budget per una borsa a tracolla non ce l’ho, ma 45 euro per un libro molto bello me li posso permettere, e nel frattempo togliermi lo sfizio di giocare a fare la cliente Vuitton solleticando la curiosità della mia timeline Twitter e Facebook.
E davvero l’esperienza d’acquisto è stata molto gratificante, grazie anche a un’addetta alle vendite elegante e gentilissima che mi ha assistita e ha risposto alle mie domande sul progetto dei Travel Books senza palesare la minima punta di snobismo. Quando alla cassa mi ha chiesto se volevo lasciare il mio indirizzo email, ho colto al volo l’occasione per continuare il test e curiosare un po’ sull’uso che fa Vuitton della posta elettronica: #èperlavoro, no? ;-)
Ahimè, con mia somma delusione il messaggio post-acquisto della Maison (arrivato lunedì pomeriggio) non è all’altezza del resto:
Le mie considerazioni sotto.
Insomma, miei cari, potete migliorare! Sono sicura che la vostra cliente media acquista da voi perché siete voi e a prescindere dalla bontà dei vostri messaggi, ma, in quanto icona del lusso e della cura dei dettagli, non potete cadermi su queste cose: voglio sentirmi immersa in una nuvola di perfezione dall’inizio alla fine.
Post scriptum: tornando agli artigiani italiani, mi sono portata via da Venezia un paio di storie meravigliose, tutte costruite con le conterie veneziane, le perline in vetro di Murano che ormai nessuno fa più e che gli artigiani più autentici hanno acquistato dalle vetrerie che chiudevano, facendone scorte che prima o poi finiranno.
La prima storia è una collana rossa di Attombri, perfetta da indossare durante il mio speech sulle passioni a SOTN14. Questo laboratorio ha uno stile così particolare che durante il viaggio di ritorno, alla stazione di Ferrara, una ragazza veneziana che aspettava insieme a me il treno per Ravenna mi ha rivolto la parola chiedendomi conferma che l’avessi comprata da loro, ed è uscito fuori che lei conosce la persona che me l’ha venduta: i gradi di separazione sono davvero pochissimi!
La seconda storia è l’arte delle impiraresse, le donne veneziane che infilavano le conterie: la racconta Marisa Convento, che mi ha accolta nel suo negozio-laboratorio facendomi trascorrere un’ora meravigliosa in cui mi ha spiegato tecnica e storia della sua arte.
Marisa mi aspettava, e – con mia grande sopresa – aveva preparato per me un regalo, una meravigliosa perla in vetro di Murano (“colore alessandrite”) che ho subito eletto fra i miei gioielli preferiti.
E ora, aspetto con impazienza l’arrivo di un altro gioiello, che le ho ordinato scegliendo io stessa il colore delle conterie: uno dei rami di corallo per cui è famosa Marisa (ne vedete di bellissimi, di ogni colore, nelle foto della sua pagina Facebook). Ecco, Marisa è uno di quegli artigiani con un sito orribile, che non rende minimamente l’idea della bellezza delle sue creazioni, una che porta avanti il suo negozio da sola e pensa di non aver tempo per prendersi una giornata e seguire un corso, ma che noi dobbiamo trovare il modo di far distinguere e venire alla luce, perché sono questi tesori che ci fanno dire che #thegreatbeauty in Italy is everywhere.
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Sto ancora sorridendo.. grazie al tuo modo di scrivere ironico, leggero, chiaro e solare sei riuscita a mettere in luce aspetti assolutamente negativi dell’operato di un brand del lusso come Louis Vuitton.
L’intera esperienza d’acquisto deve essere unica ed indimenticabile! Ricevere una email del genere, poco curata dal punto di vista grafico e dei contenuti, inficia tutta la soddisfazione che hai provato durante la permanenza nel punto vendita.. e l’email neutrale mi da quella sensazione di “commercialità”..
Che bello leggerti Alessandra! questa newsletter è un invito al viaggio!!!!
Mi sa che andrò a Venezia al più presto e farò tappa alla mostra e al negozio laboratorio di Marisa. [esperienza pre-acquisto]
Alla fine il post vendita migliore è stato quello dela bottega artigiana rispetto a quello della famosa casa di moda… la signora Marisa Convento ti ha fatto un regalino e ha cercato il colore adatto a te (alessandrite)… [grandiosa esperienza post-acquisto]
Spassossima e utile come sempre, Alessandra, ma oggi di più!!!
Molto bello questa mattina, ricevere via mail, uno di seguito all’altra, due post scritti così bene e così lucidi sullo stesso argomento: http://giulianalaurita.com/2014/06/18/al-meet-magento-in-contumacia/#comment-183
Complimenti Alessandra,
è un post perfetto e utilissimo. Mi piace proprio ricevere da te la newsletter. Complimenti.
P.S.: sempre riferendosi a Louis Vuitton, alla fine c’è pure l'”unsubscribe” ;)
è un piacere scrivere per voi :-)
Fondamentale il call to action.
L’ho imparato anch’io.
Saluti
;-)