Il mio post di fine anno è un inventario, nemmeno troppo ordinato, delle abitudini che ho sperimentato, che mi fanno stare meglio e mi aiutano a lavorare e a vivere bene.
Perché le abitudini sono utili
Un’abitudine ti fa risparmiare tempo ed energia. Non dover ponderare una decisione su ogni aspetto della tua giornata — come ti vesti, cosa mangi, che strada fai per andare al lavoro — ti permette di concentrare l’attenzione sulle scelte davvero importanti perché il resto va col pilota automatico.
Quando — e quanto — può far bene rompere le abitudini
Uno degli aspetti migliori dell’avere delle abitudini è la possibilità di riossigenare il cervello nelle occasioni in cui decidi consapevolmente di rompere una regola, cambiare punto di vista, percorrere una strada alternativa.
Violare — ogni tanto — la routine ti permette A) di verificare se la routine è ancora quella giusta per te o se invece va un po’ aggiornata e B) di ricordarti tangibilmente che sei tu a decidere come vivere la tua vita.
Come si costruisce un’abitudine
Una volta presa la decisione di adottare una buona abitudine, renditi le cose semplici eliminando il più possibile ostacoli e distrazioni e sii realista rispetto alla dose di cambiamento quotidiano che puoi affrontare.
La chiave è la regolarità e la continuità: se vuoi andare a correre tutti i giorni, comincia a inanellare una serie di giorni in cui esci e vai a correre; se capita che ne devi saltare uno, non deprimerti ma fai in modo di non mancare l’appuntamento successivo. “Never miss twice”, non saltare mai due volte di seguito, e tieni duro fino a collezionare un mese di pratica regolare.
A quel punto, la continuità smetterà di essere un problema, e ti accorgerai che ciò che all’inizio richiedeva uno sforzo consapevole adesso è diventato una pratica naturale.
Come usare il mio elenco di buone abitudini
Tutti gli elenchi di buone pratiche sono collezioni personalissime da cui prendere spunto e piluccare qua e là.
Ciascuno di noi è diverso, e se c’è una cosa che ho imparato negli anni è che non esiste la ricetta “one size fits all”, ma solo buoni ingredienti da mescolare e sperimentare finché non trovi la ricetta giusta per te, oggi.
E sottolineo l’oggi: la tua vita cambia, la realtà intorno è in continua evoluzione, e ciò che oggi funziona alla perfezione potrebbe, fra sei mesi o un anno, richiedere qualche adattamento o addirittura diventare impraticabile o dannoso.
Le 20 abitudini su cui ho lavorato in questi anni
- Dormire. Se dormo poco funziono male, mi si aggrovigliano i pensieri, le parole inciampano, la soglia di sopportazione si abbassa. Se ho dormito poco la notte, recupero al pomeriggio: mezz’ora, ma a volte anche un’ora o un’ora e mezza, di sonno rigenerante mi “rimette in bolla” permettendomi di recuperare la lucidità mentale, affrontare una serata impegnativa, o anche solo chiudere un lavoro che stavo trascinando per la stanchezza.
- Camminare. Sono due anni e mezzo che uso il Fitbit come contapassi e mi sono data un obiettivo di 10.000 passi al giorno. Nella bella stagione ci riesco otto giorni su dieci, in inverno poco più di un giorno ogni due, ma più cammino meno faccio fatica a percorrere distanze che una volta non avrei nemmeno pensato di poter fare a piedi. E sto meglio.
- Ascoltare podcast mentre cammino. È un ottimo modo di imparare cose nuove — anche, banalmente, migliorare la comprensione di un’altra lingua — e azzera il mio senso di colpa per uscire a camminare quando avrei mille cose da leggere e da fare.
- Fare yoga. Questa è un’abitudine che nelle ultime settimane ho dovuto mettere in stand-by perché una spalla quasi completamente bloccata mi impedisce di tenere troppe posizioni, ma mi mancano moltissimo i miei dieci minuti di pratica mattutina e l’ora di lezione settimanale coi miei insegnanti.
- Pesarmi la mattina appena alzata e approfittarne per osservare su di me gli effetti di ciò che mangio e che bevo, non tanto e non solo sul peso — che per me non è mai stato un problema— ma in termini di benessere generale, qualità del sonno, umore. Capire cosa mi fa stare male e cosa mi fa stare bene e anche “quanto ne posso mangiare o bere” per godermi il gusto senza effetti collaterali è stato una grande conquista, iniziata leggendo The Plan con occhio molto critico e applicandone solo il 5% dei consigli; ma si vede che era il 5% giusto per me.
- Portarmi sempre dietro dell’acqua da bere. Ho borracce di tutti i tipi, d’alluminio, d’acciaio, di plastica pieghevoli, o normali bottigliette riciclate; portarmi dietro mezzo litro d’acqua (da riempire quando finisce) mi fa tenere sotto controllo se sto bevendo abbastanza.
- Non tenere lo smartphone vicino al letto. La sera, se leggo, lo faccio sul Kindle o su libri di carta, perché la luce bianca degli schermi retroilluminati ostacola la produzione di melatonina e peggiora la qualità del sonno.
- Mettere lo smartphone in modalità aereo quando in hotel lo tengo vicino al letto, quando dormo durante il giorno o quando devo fare un lavoro importante, così evito di essere disturbata da notifiche e messaggi.
- Avere una lista delle cose da mettere in valigia quando viaggio, compreso il kit delle attrezzature di lavoro (alimentatori, adattatori video del Mac, router WiFi portatile e così via), e usarla sempre.
- Cancellarmi spesso dalle newsletter. Ne ricevo tante, alcune perché mi sono iscritta io con curiosità reale, altre volte solo per vedere come sono fatte, e poi ci sono quelle che mi arrivano perché ho comprato qualcosa; da tutte c’è qualcosa da imparare, nel bene o nel male, ma poi a un certo punto basta.
- Spegnere le notifiche non necessarie appena ne sbuca una nuova. Silenziare gli SMS delle compagnie telefoniche, i gruppi WhatsApp particolarmente molesti, disattivare le notifiche dei gruppi Facebook da cui non voglio cancellarmi ma nemmeno farmi distrarre continuamente. Spesso la conseguenza di un aggiornamento di sistema operativo è che tornano in vita magicamente delle notifiche che avevo spento, ma appena me ne accorgo faccio un giro nel centro notifiche armata di machete: la salute mentale e la durata delle batterie ne traggono enormi vantaggi.
- Cancellare l’amicizia quando Facebook mi ricorda che è il compleanno di una persona che io non ricordo di conoscere, o che mi rendo conto di non frequentare o seguire.
- Smettere di seguire i post Facebook delle persone che pubblicano sempre cose che mi infastidiscono o mi annoiano.
- Aspettare prima di commentare sui social la notizia del giorno. A volte farlo solo in contesti privati. A volte tacere.
- Scrivere al mattino e alla sera. Ho scoperto la pratica del 5 minute journal sul sito Super Good Life; mi prendo cinque minuti a inizio e fine giornata per scrivere al mattino qualcosa di cui sono grata, la cosa più importante che voglio fare oggi, chi sono io, e alla sera qualcosa che è successo e che voglio ricordare e quel che sarebbe potuto andare in modo diverso. Il punto più importante? Coltivare ogni giorno la gratitudine.
- Annotare regolarmente le spese per me e per la casa. Ho una scatola apposta per gli scontrini e ogni venerdì mattina (il giorno dedicato alle incombenze pratiche) apro la scatola e registro tutte le spese in un foglio Excel, con data, categoria e se necessario una nota. A fine anno metto insieme alle spese dell’ingegnere e faccio i conti di quanto ci costa la vita comune e di quanto spendo per me, così so quanto devo guadagnare per fare la vita che voglio.
- Controllare ogni settimana i pagamenti in arrivo e, se ci sono ritardi, sollecitare subito. Più si aspetta a fare un sollecito, più dall’altra parte tendono a dare per scontato che sia normale prendersela comoda. Inizio con due righe cortesi, che diventano via via più formali e preoccupate a ogni reiterazione, e faccio sempre riferimento ai tempi di pagamento che erano evidenziati nell’offerta. Abbiamo avuto tutti clienti cattivi pagatori e fidanzati sbagliati, l’importante è lasciarseli alle spalle.
- Pagare subito chi lavora per me. È una diretta conseguenza del punto precedente ed è il mio contributo a rendere l’Italia un posto in cui il lavoro viene rispettato.
- Usare i calendari di Google per tutti gli impegni: ne ho uno per le cose di lavoro, uno per gli affari miei (fisioterapia, parrucchiera, cose così), uno per gli impegni di mio figlio e in genere della famiglia (attività pomeridiane della scuola, palestra, scout, vacanze scolastiche); posso vedere in parallelo anche i calendari dei corsi Digital Update, i calendari editoriali dei clienti che seguo e quando sono impegnate alcune delle persone con cui lavoro spesso. Non posso e non voglio fidarmi della mia memoria per sapere cosa devo e cosa posso fare.
- Usare i task ricorrenti di
Wunderlist Todoist per ricordarmi tutto quello che devo fare a scadenze regolari, da una settimana a uno o più mesi a un anno: dai solleciti alla revisione del profilo LinkedIn al pagamento del bollo auto. Di nuovo, non voglio contare sulla memoria né impegnarla in compiti noiosi.
Le abitudini su cui lavorerò nel 2017
- Diminuire il numero di volte in cui controllo la posta e vado su Facebook: ho bisogno di frazionare meno l’attenzione e dedicarmi in modo più concentrato al lavoro e alla scrittura.
- Ripristinare un momento fisso per la lettura da dedicare ai feed RSS, agli articoli salvati su Pocket, alle newsletter “dense” e anche a un paio di periodici per i quali ho deciso di tornare alla carta (Strade e Pagina99).
- Praticare qualche tipo di esercizio fisico che sia più intenso dello yoga e del camminare; ancora non ho deciso cosa, anche perché devo prima sistemare la spalla, ma ci sto pensando.
La citazione di Aristotele sta bene su tutto
Siamo ciò che facciamo sempre. L’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine.
Buon nuovo anno, buone abitudini!