Oggi Google, con il lancio della ricerca in tempo reale, è tornata secondo me nel solco della sua tradizione migliore:
do what you do best and link to the rest
Dopo vari esperimenti macchinosi e nella sostanza poco riusciti su social network e collaborazione online (Buzz e Wave, per citare i flop più clamorosi), ecco arrivare una novità che riguarda il core di Google, la sua ragion d’essere principale: essere il miglior motore di ricerca possibile.
Con la funzionalità di Instant Prediction, la pagina di ricerca non aspetta che premiamo il pulsante “cerca” per mostrarci dei risultati: iniziamo a vedere un elenco di link fin dalla prima lettera che digitiamo, e la lista si perfeziona via via che specifichiamo meglio quel che stiamo cercando.
L’effetto è, ai miei occhi, ammaliante. Da una parte mi sento un po’ destabilizzata, come quando, conversando con un’altra persona, questa mi interrompe e inizia a rispondere mentre ancora sto parlando. Dall’altra, non appena le mie chiavi di ricerca iniziano a prendere forma, assisto a una specie di zoom che via via si restringe, per mostrarmi risultati sempre più vicini ai miei desideri; e mi ritrovo quasi a dialogare col motore di ricerca, dettagliando o correggendo la mia domanda in base ai risultati che mi restituisce.
Per gioco, ho provato a iniziare una ricerca con ciascuna lettera dell’alfabeto: i risultati, come vedete sotto, ci raccontano varie cose su come gli italiani usano Google e la rete, a partire dal fatto che per molti la maschera di ricerca è un sostituto naturale del campo “Indirizzo” del browser.
Il mainstream italiano in rete è – non me lo ricordo mai abbastanza – molto diverso dalle persone con cui converso ogni giorno su FriendFeed e Twitter: alla lettera “a” non compare “apple” ma “alice”, alla “i” nessun iPhone ma l’Inps e l’Ikea, e l’unica marca di cellulari in pole position è Nokia.
Gli italiani cercano online le banche (BNL e Unicredit), e i luoghi online che frequentano sono Facebook, Libero, YouTube e Wikipedia, più vari siti di annunci.
Dizionari, elenchi telefonici, sport e auto, la Rai: l’Italia reale su Google, non tanto diversa da come appare online.
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Ciao Alessandra ho giocato ‘di mano’ con questo nuova frontiera, cercando, volutamente di essere villano … l’engine è sicuramente al solito modificato, addomesticato allo scopo, bonton o esigenze commerciali retrospicienti entrano pesantemente nel gioco, pardon nel search engine, e la classifica non è la mera classifica delle voci più richieste con quella sequenza di lettere … ci posso mettere la mano sul fuoco … tu che ne pensi a riguardo?
No, io penso che Google abbia tutto il vantaggio a dare risultati costantemente migliori alle persone che fanno le ricerche. La sua forza commerciale risiede proprio nel fatto che le persone non trovano un motore di ricerca migliore, e piegare i risultati di ricerca a logiche di inserzionisti sarebbe stupido – e loro NON sono stupidi. Diabolici sì, ma certamente non stupidi.
Alessandra, che a Mountain View non sono stupidi ci credo, non sarebbero arrivati là, e non occuperebbero quella posizione in modo stabile e inataccabile … beh la piega potrebbe essere determinata anche da altre logiche, di potere, ad esempio … dovrei provare a forzare la mano a google per vedere cosa sputa in tal senso … magari sulla politica, o sulla religione (sull’ultimo termine posso pensare che un pochino G filtri le cose meno adatte e più ‘scabrose’ o VM … mi è sembrato vedere …) Beh poi le logiche commerciali possono e magari, hanno pù peso se sono logiche di potere, indirizzare a risultati, nascondere o mettere ‘molto in basso’ fatti o notizie poco comode a certe logiche di potere …