Se fate la spesa alla Coop, e soprattutto se avete dei figli, lo conoscete tutti: è l’album “Il giro del mondo in 180 figurine”, operazione lanciata da Coop in collaborazione col WWF un paio di mesi fa.
Quando io ero piccola, le raccolte venivano lanciate distribuendo gratis l’album e il primo pacchetto di figurine davanti alle scuole; il resto delle figurine si compravano in edicola, e le doppie erano oggetto di un mercato degli scambi fiorentissimo, in cui le figurine normali venivano scambiate una per un’altra, e quelle particolarmente rare venivano “quotate” in ragione della difficoltà di trovarle.
Questa raccolta invece ha inaugurato una dinamica totalmente diversa: l’unica cosa che si paga è l’album, acquistabile alla Coop (che versa 50 centesimi al WWF per ogni copia venduta), mentre le figurine te le regalano alla cassa al posto dei tradizionali bollini, un pacchetto ogni dieci euro di spesa (più naturalmente pacchetti extra legati ai prodotti in promozione).
Di conseguenza, ogni famiglia media ha accumulato in breve tempo un gran numero di pacchetti di figurine, tale da rendere realistico l’obiettivo (una volta davvero arduo) di completare l’album.
L’abbondanza ha cambiato radicalmente la dinamica degli scambi: in una situazione in cui, più o meno da fine marzo, tutti avevano un sacco di doppie a casa e poche decine di numeri mancanti per finire l’album, la logica degli scambi non era più governata dal sorvegliare che nessuno ti fregasse prendendoti più figurine di quelle che ti dava: al contrario, l’obiettivo dello scambio era che tutti finissero al più presto la raccolta, quindi a me è capitato di:
Il tenore dei messaggi che circolano su Twitter, Facebook e perfino sul redivivo FriendFeed (dove si è creato un gruppo dedicato al “celo, mi manca”) è questa:
@alebegoli Ho un sacco di doppioni, nel caso ti servissero.. Ho finito l’album della #Coop martedì!
— Barbara Moretti (@LaBabu2123) Aprile 21, 2012
Gli stessi punti vendita Coop, su richiesta pressante dei clienti, hanno organizzato momenti di scambio collettivo:
Questo mi ha fatto riflettere su come dobbiamo veramente lavorare per espandere le opportunità, non per arroccarci in una difesa gelosa e corporativa dei nostri orticelli.
Le vecchie raccolte di figurine avevano una probabilità di successo bassissima (io credo di aver completato un album in tutta la mia vita), perché si basavano su un’economia della scarsità, in cui l’accesso alle risorse costava tante paghette (allora ben più basse che adesso).
In condizioni di abbondanza, le stesse che si verificano nello scambio di conoscenza in rete – dove i contenuti a disposizione di tutti sono talmente tanti che bisogna solo imparare a cercarli – le persone sono ben contente di aiutarsi a vicenda e di compensare le reciproche mancanze.
Io lo trovo più divertente, e voi?
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Io noto invece che è cambiato il fine ultimo. Oggi è finire l’album mentre in passato, come hai notato, ben pochi ci riuscivano. Forse perchè non era quello l’obiettivo, forse perchè non contava come oggi il riuscirci, l’ottenere il risultato finale.
Era il contorno, l’uso a valere e a contare molto di più. Con le figurine ci giocavamo ed erano gare con nomi e pratiche oggi perse: muretto (ci si appoggiava ad un muro e si lasciava cadere le figurine e vinceva chi riusciva con una ad andare sopra l’altra) o lancio (per veri esperti, stessa regola).
Che gare e che discussioni! Così si socializzava e si cresceva.
Riflessione interessantissima Alessandra, il cui punto non mi aveva precedentemente colpito perché forse faccio parte di una generazione di mezzo alle due di cui tu parli.
Da fedelissima cliente Coop quello che mi ha profondamente colpita è stato vedere incentivare la vendita di alcuni prodotti premiando con bustine aggiuntive piuttosto che con i vecchi classici punti (spariti, se non sbaglio, con l’arrivo del giro del mondo). A dimostrazione della forza e della riuscita di questa campagna di fidelizzazione/marketing.
Non vorrei essermi lasciata troppo influenzare ma, a parte il capannello di gente che si riunisce ogni giorno ad un tavolino appositamente dedicato allo scambio, mi sembra pure di vedere il supermercato sempre più frequentato.
Ciao Alessandra, stavo appunto pensando da un po’ come mai nessuno aveva scritto nessun articolo sulle figurine della coop :) Anch’io avendo 2 figli sono stato coinvolto da questa attività che oltre a completare 2 album abbiamo avuto ovviamente figurine in “abbondanza” e quindi me le ritrovo appiccicate ovunque, su mobili, sui vestiti, su fogli a caso,…
Io non so chi abbia avuto quest’idea delle figurine, ma di sicuro è stato un grande! C’è stato a mio avviso un ottimo ritorno di immagine per la coop e forse anche di più.
Ho visto inoltre qualche timido tentativo da parte della conad di replicare l’idea con delle ‘cartine’ dei puffi ma nulla di paragonabile.
un saluto
William
Anche noi abbiamo vissuto la stessa esperienza, anche frequentando pochissimo il supermercato (andiamo solo alla coop, circa 2 v al mese) e siamo riusciti a finirlo a colpi di scambio e visite da amichetti. Fa riflettere che i supermercati siano diventati luogo di scambio e incontro no?
Segnalo una cosa interessante: quasi tutte le catene fanno raccolte di questo genere (billa, interspar etc): alcuni nostri amici hanno completato l’album senza mettere mai piede nel punto vendita… virale e divertente ma forse anche poco fruttuoso per chi ha investito in questo tipo di marketing, non credete?
Post giustissimo anche io facevo considerazioni sulla riuscita di questa campagna Coop/WWF. Io ho terminato l’album per mia figlia, ma ad esserci divertiti siamo stati noi adulti. Ci ha fatto ritornare bambini. Inoltre agli incontri per lo scambio di figurine c’era un mucchio di gente alla quale non importava lasciarti un bel mazzetto di figurine in cambio di quelle che mancavano. Bravi!
confesso di aver letto con curiosita’ questo articolo, perche’ – da cliente coop con figli grandi, ma nipoti piccoli – anch’io ho partecipato con entusiasmo e per la prima volta in vita mia a una raccolta di figurine, visto che da piccola non ne avevo mai fatte proprio a causa dell’enorme sforzo anche economico richiesto; non avevo idea di quale sarebbe stato “lo svolgimento”: devo dire che la lettura mi ha divertito e son pure d’accordo con le conclusioni :)
per la cronaca, grazie a frenetici scambi intraregionali, di album noi ne abbiamo riempiti due: uno per il mio nipotino e uno per le sue cuginette ;)
Interessantissimo pretesto per parlare dell’economia dell’abbondanza.
Mi limito a 2 osservazioni-contributi:
– le mie figlie non hanno finito l’album perché le mamme sono più organizzate dei papà, anche se separati [LE DONNE AVRANNO PIU’ CHANCES NELL’ECONOMIA DELL’ABBONDANZA?]
– una delle mie figlie ha usato l’abbondanza (figurine doppie) per crearsi un album da sé e poi consegnarmelo con un orgoglioso “ecco qua: completato!” [l’economia dell’abbondanza stimola e permette soluzioni creative].
Tutto qua.
Grazie ancora per il bel post.