Negli ultimi anni Mailchimp ha fatto un enorme lavoro di sviluppo e rebranding per essere considerato molto più che un mailer.
Chi mi conosce sa che non ho accolto questa svolta con particolare entusiasmo: prediligo gli strumenti monotasking, che fanno una o pochissime cose, le fanno molto bene e sono aperti a integrazioni con altri strumenti; così per molto tempo ho continuato a usare (e insegnare) Mailchimp rigorosamente solo per newsletter, DEM e automazioni.
Negli ultimi mesi però sono successe alcune cose interessanti:
Vediamole un po’ meglio una per una, queste funzionalità extra-email.
Si creano dalla sezione Campaigns, usando un’interfaccia del tutto simile a quella delle normali campagne email; i template di partenza comprendono tre macro-tipologie.
A differenza dei classici moduli standard di iscrizione, le landing page funzionano anche se chi lascia i suoi dati è già presente nella audience; in quel caso, viene registrato il passaggio per la landing page ed è possibile distinguere fra chi entra ex-novo in lista e chi, semplicemente, era già presente ma ha dato di nuovo i suoi dati. Molto comoda la possibilità di assegnare uno o più tag a chi passa per la landing page, sia a scopo di segmentazione sia per innescare workflow automatici.
Richiedono il collegamento dell’account a un ecommerce già presente e consentono di inserire uno o più blocchi-prodotto: adatte per un’offerta speciale o riservata a pochi, quando non è possibile gestire la cosa in modo veloce dentro al sito originale, rimandano comunque alla pagina dettaglio prodotti del sito dove concludere l’acquisto.
Per chi non ha un vero e proprio ecommerce ma vuole vendere un prodotto o un servizio standard, queste landing page permettono di ricevere pagamenti via Square o Stripe.
Le sto usando per far registrare le persone ai webinar che organizziamo in Digital Update, ad esempio il mio del 23 settembre sulle Automation Mailchimp.
Chi si registra qui (il tasso di conversione della pagina è 34%, non male) entra in lista con un certo tag o, se c’è già, viene semplicemente aggiornato e taggato; dopodiché
Sembra complicato? No, non lo è, quando sai come farlo 😉
E la cosa bella è che tutto questo è tracciabile perché nelle landing page possiamo mettere sia il pixel di Google Analytics sia quello Facebook (più, con un piccolo hack, quello di LinkedIn direttamente nel codice della pagina).
Sì lo so che sembra una bestemmia: perché mettersi dentro a un sistema proprietario, quando esiste WordPress con migliaia di template e funzioni e persone in grado di lavorarci?
Eppure, in situazioni di scarsità di risorse e tempo, quando ti serve solo qualche pagina in cui mettere le info essenziali perché non avrai mai un blog o un catalogo esteso, allora mi sento di dire che un sito dentro a Mailchimp, su un dominio che ti costa $25 l’anno, è un’opzione da prendere in seria considerazione. Dentro ci puoi mettere:
Se ci pensi, non è poco. Certo, stiamo parlando di microrealtà, ma siamo sicuri che per un negozio di prossimità, un locale appena aperto, un freelance agli inizi, non sia buono abbastanza per iniziare?
Col generatore di siti Mailchimp ho creato in un’ora il microsito del Freelancecamp Club, sfruttando un’offerta a tempo grazie a cui, nei primi mesi del lockdown, era possibile registrare gratuitamente un dominio via Mailchimp e mantenerlo per 5 anni (normalmente ti costa $25 l’anno). Il dominio freelancecamp.club era libero, cos’altro ci serviva?
Proprio in cima al Content Studio, la sezione che fa da repository di immagini e file, il Creative Assistant, per il momento ancora in beta, è uno strumento che ha del magico: ti chiede di inserire l’URL del tuo sito, ci lavora un po’ su analizzando immagini, logo, font, colori e testi, e produce un catalogo di grafiche che combinano gli elementi che già usi in modo equilibrato ed elegante.
Una volta scelto il format che ci convince di più, possiamo farcelo declinare in varie dimensioni pensate per gli usi più comuni: email, landing pages, post sui social network.
Su ciascuna delle immagini generate si possono fare aggiustamenti di testo, cambiare le immagini se necessario, aggiungere o eliminare elementi: in pochi minuti abbiamo a disposizione un intero set di grafiche coordinate.
Quindi, meglio investire in buona creatività (come stiamo facendo in Digital Update, dove abbiamo commissionato a Roberto Pasini un set di nuove illustrazioni per il sito) che trattare al centesimo su lavori di bassa manovalanza; infatti Roberto è molto felice del Creative Assistant, dice che gli farà risparmiare un sacco di tempo permettendogli di dedicarsi alle parti succose del suo lavoro.
Producendo le immagini dentro a Mailchimp, quasi quasi viene la tentazione di usare anche le funzionalità di Social Post per pianificare da Mailchimp la pubblicazione di post Facebook, Instagram e Twitter, e centralizzare così in un unico pannello una bella fetta del proprio piano di pubblicazione.
Le funzionalità email di Mailchimp sono del tutto adeguate anche a progetti di grandi dimensioni, soprattutto con le funzionalità avanzate dei nuovi piani Standard e Premium; e certamente in questi casi ogni canale di marketing avrà team e strumenti specializzati.
Mailchimp però è fedele alla sua mission empower the underdog: dare anche ai piccoli, alle microimprese, ai business nati e gestiti intorno al tavolo del tinello, una serie di strumenti integrati e potenti.
Per chi parte micro e magari non ha neppure intenzione di crescere tanto in fretta, pagare $15 al mese per una piattaforma con cui gestisci tutto in un solo posto – sito, newsletter, post social, semplici campagne pubblicitarie, e ti fa pure le grafiche per eventi e promo – rischia di essere un ottimo affare.
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