Più passa il tempo, più le cose che faccio mi assomigliano, e una delle cose che mi piace di più fare è collegare le persone fra loro in eventi come il Romagnacamp.
Il Romagnacamp è una di quelle cose del mio lavoro che ancora faccio fatica a spiegare a mia madre e a un sacco di altra gente: per qualche settimana, prima e dopo la data dell’evento, io lavoro gratis a organizzare l’agenda, promuovere le iscrizioni, scrivere cosa succederà e ciò che è successo, controllare che al Boca Barranca non si siano dimenticati della data, chiedere agli hotel un prezzo convenzionato, vedere se riusciamo ad avere una tata per chi viene coi figli, ordinare badge e adesivi, controllare gli iscritti su Smappo, e mille altri piccoli dettagli che devono incastrarsi insieme.
Poi, durante il camp, ci incontriamo in maglietta e infradito in un locale sulla spiaggia: chi pensa di aver qualcosa di utile da raccontare agli altri ha portato una presentazione e si prende venti minuti di palco per raccontare agli altri un’idea, un progetto, una provocazione; gli altri ascoltano, commentano, discutono, ne scrivono in rete.
Quest’anno si è parlato, fra le altre cose, di argomenti come:
Non metto i link perché ogni tanto sono pigra anch’io, e perché voglio che andiate a guardarvi quel che ho già raccolto sul sito www.romagnacamp.org.
Nessuno viene pagato né per parlare né per partecipare: non è un evento di massa (quest’anno c’era un centinaio di persone), ma riesce perfino a diventare per un po’ trending topic su Twitter, perché si tratta di giornate ad alta concentrazione di contenuti.
È qualcosa che ha a che fare con l’economia dell’abbondanza e della condivisione: più aiuto a mettere in rete racconti, esperienze, informazioni – e che siano “roba buona”, non fuffa – più godrò di questa ricchezza che si moltiplica nell’incontrarsi. E, dato che in questo oceano ci nuoto anch’io, più contribuisco a farne crescere la qualità, e più continuerò a viverci bene.
Due anni fa, dopo l’edizione 2011, avevo scritto una ricetta per un barcamp di successo: l’ho riletta ieri e posso confermare che resta ancora validissima. Rispetto a due anni fa, mi sento di aggiungere solo alcuni dettagli:
In ogni caso, le persone sono la chiave di tutto: il Romagnacamp lo faccio per e grazie al supporto morale a distanza di Luca, al sorriso di Biljana, a Roberto che torna apposta da Parigi, a Gianluca che ho conosciuto al primo Romagnacamp e se non venisse ci resterei male; lo faccio per quelli che sono venuti a tutte le edizioni, per chi mi ha conosciuta al Freelancecamp o ai Digital Update ed è tornato perché si era trovato bene, e anche per quelli che non sono riusciti a venire ma ci twittano da lontano. Chi dice che la tecnologia ci rende più soli, o non ha capito niente o è in malafede, ma in ogni caso sta dicendo una grandissima cazzata.
Succederà di nuovo nel 2015, e non perché “si deve”, ma perché ci verrà di nuovo voglia di farlo.
(il video Romagnacamp 2013 di Luca andate a vederlo qui)
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sai che temo che Kalamun sia venuto a salutarmi e io l’ho salutato, ma senza riconoscerlo? uff.
Ottimo lavoro, bellissima giornata!
Un grazie a tutti, organizzatori/trici, relatori/trici per le presentazioni di argomenti tutti interessanti, soprattutto innovativi :)