[post vacanziero in cui racconto tre casi ben riusciti di esperienza-visita per famiglie con genitori snob e figli poco pazienti]
Ho appena trascorso due settimane di vacanza, come sai se ti è capitato di scrivermi e ricevere il messaggio automatico di risposta “sono in montagna, leggo la posta di rado”; ho consultato la posta e i social network più di quanto avrei dovuto fare, ma comunque mi sono riossigenata, ritemprata e rilassata come si deve.
Ormai ho capito il trucco per far camminare i bambini in montagna: bisogna che ci siano anche altri bambini, perché il problema non è l’energia (di cui sono dotati molto più di noi anziani), ma la noia. Così quest’anno ci siamo organizzati per andare a camminare quasi tutti i giorni in compagnia di altri quasi-coetanei, e abbiamo macinato chilometri di sentieri e mulattiere.
Quando invece andiamo per musei, il discorso cambia un po’: per evitare che la visita si trasformi in una tortura per tutta la famiglia, devo scegliere mete in cui la cultura e la scienza siano il condimento di un’esperienza vissuta come divertimento: e per fortuna ne esistono, così non devo per forza rassegnarmi ai parchi giochi “classici”, che personalmente detesto e che delego volentieri a zii e nonni desiderosi di coccolare il nipotino.
Se anche tu viaggi coi bambini, o semplicemente ti interessa qualche esempio di esperienza ben progettata per un pubblico “famiglie con bambini”, ecco qua la mia selezione 2014.
San Lorenzo di Sebato è un paesino alle porte di Brunico, nato come insediamento celtico e diventato nel I secolo d.C. una stazione di sosta lungo la strada romana che percorreva la Val Pusteria.
A San Lorenzo c’è un piccolo e godibilissimo museo, che racconta la vita quotidiana e il modo di viaggiare di duemila anni fa con accorgimenti e linguaggi decisamente diversi dal classico museo archeologico delle nostre memorie scolastiche; come videointerviste a personaggi immaginari che raccontano – parlando in latino, e con sottotitoli in italiano e tedesco – aspetti delle loro giornate, o infografiche che spiegano a che passo si viaggiava nell’antichità, mettendo a confronto la velocità dei viandanti a piedi, dei messi a cavallo, dei corrieri che potevano avvalersi dei cambi di cavalcatura a ogni stazione.
Gran parte degli allestimenti si possono toccare: nella foto qui sotto, mio figlio prova a scrivere su “un tablet dell’epoca”, cioè una tavoletta ricoperta di cera e dotata di stilo.
Impagabili poi i video in stile telegiornale, che raccontano i fatti e misfatti di alleanze, occupazioni, guerre:
Niente di questa piacevolezza trapela dal sito del museo, utile solo per controllare gli orari, ed è un peccato: noi ci siamo arrivati nel più classico dei modi, il passaparola dei vicini di appartamento, altrimenti non ci sarebbe mai venuto in mente di spendere un lunedì mattina di pioggia da quelle parti.
È passato un anno dall’inaugurazione del Muse, di cui ho già parlato in queste pagine: un anno di successi oltre ogni previsione iniziale, con più di mezzo milione di visitatori e tutti i riflettori accesi su un esperimento coraggioso e molto ben riuscito. Nello scorso weekend si è festeggiato l’anniversario, con l’inaugurazione del MaxiOoh – spazio sperimentale per bimbi piccolissimi – e una giornata di apertura straordinaria, concerti e spettacoli.
Per l’occasione, sono stata invitata a un press-tour speciale per giornalisti e blogger con figli: la Nanna al Muse. Anche qui, ahimé, cercherai invano nel sito “ufficiale” una spiegazione chiara di come funziona questa esperienza: ti conviene passare direttamente al racconto di chi ci è già stato.
Come ho scritto sopra, noi abbiamo partecipato su invito: ma l’esperienza vale davvero il prezzo della partecipazione normale, 45 euro a persona che comprendono:
Sia chiaro, i bambini al Muse si divertono comunque, anche durante la visita normale: quest’inverno, quando ci ho portato mio figlio, alle sette di sera lo abbiamo dovuto schiodare a forza dalla sezione dei giochi scientifici, e, fosse per lui, tornerebbe a Trento domani!
Ma la Nanna al Muse è un weekend fuori dall’ordinario, e il bello di un progetto come il Muse è proprio che ci si può tornare più di una volta, sicuri di trovare sempre aspetti nuovi – o qualcosa che non si era notato nelle visite precedenti, o qualche novità nata nel frattempo.
Sulla via del ritorno, per evitare l’ora di punta dell’esodo vacanziero, ci siamo fermati al Castello di Sabbionara d’Avio, aperto al pubblico da pochi anni grazie al FAI. La giornata era caldissima, e, salendo a piedi per il sentiero acciottolato, mio figlio ha attaccato una serie di lamenti di quelli che ti fanno dar fondo alle ultime dosi di pazienza…
Ma, arrivati in biglietteria, ecco il miracolo: i visitatori under 14 ricevono un kit che comprende un mazzo di chiavi per aprire sette scrigni nascosti e un tabellone di cartone in cui raccogliere le tessere di una caccia al tesoro, che, di tappa in tappa, porta a esplorare tutti gli ambienti del castello, trasformando la visita in un’avventura da archeo-detective.
Così abbiamo passato due ore piacevolissime, senza doverci trascinare dietro nessun bambino recalcitrante, ma al contrario trascinati noi stessi dall’entusiasmo con cui scalava torri e scovava nascondigli.
Magari gamification era la buzzword di qualche anno fa, ma quelli che hanno costruito il percorso-gioco “I sette scrigni della Regina Teodolinda” sono dei geni, e a loro va tutta la mia riconoscenza – ah, il castello è veramente molto bello, anche per i grandi!
Progettare la user experience in modo che sia facile, intuitiva e gratificante per tutti è un concetto che va ben oltre le interfacce digitali: e per fortuna c’è qualcuno che l’ha capito, e lo sta facendo bene. Mi piacerebbe che, oltre a farlo, lo riuscisse a comunicare in modo altrettanto efficace, ma su questo do volentieri una mano, perlomeno spargendo la voce.
Buone vacanze e buone esplorazioni
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Grazie Alessandra, un post utilissimo (come sempre, ma questo ancor di più!)
Buona giornata
Sonia
Se vi capita di girare ad Amsterdam, il Nemo http://www.e-nemo.nl é qualcosa di meraviglioso :).
Ciao Alessandra,
Mi permetto di aggiungere alla lista il museo svizzero dei trasporti di Lucerna, sicuramente più fuori mano rispetto a quelli citati ma creato davvero a misura di bambini, con giochi interattivi in tutti i padiglioni, un’attrazione che rievoca la costruzione del traforo del San Gottardo, la sezione di astronomia e quella di comunicazione e media con la possibilitá di simulare un Tg o le previsioni del tempo proprio come si fa in tv, portandosi poi a casa la registrazione. Noi “adulti” siamo restati dentro 8 ore!
effettivamente molti musei non sono fatti per i bsmbini e certe volte l’esperienza è noiosissima anche x gli adulti. noi abitismo vicino al museodella scienza e della tecnica di milano e anche questo è abbastanza meritevole. nei nostri viaggi in europa siamo stati alnemo di amsterdam, all’experimentarium di copenaghen e al deutsches museum di monaco. il prosimo sarà quello di lucerna. beh anche il muse è stata una bella scoperta, ed è spetacolare che sia a trento, un po’ fuori dal turismo delle grandi città . io sono convintache basti poco prr far apprezzare ad un bambinon un museo, anche magari una pinacoteca o un museo archeologico didascalie ben fatte, schede gioco, un percorso ad hoc, come al museo del’acropoi ad atene o al van Gogh di amsterdam. poi ti dirò , ai miei figli è piaciuto anche il Guggenheim di bilbao e quello di venezia perché sono due posti molto particolari e interessanti a priori. ciao!!!!
mi rendo conto solo ora che scrivendo da cellulare ho fatto un sacco di errori. me ne scuso!!!! ciao