Mi capita sempre più spesso di ricevere via email richieste imbarazzanti, da parte di qualcuno che – non si capisce in base a quali indizi – ritiene che io sia una ricca ereditiera, in grado di vivere lussuosamente senza alcun bisogno di chiedere compensi per il mio lavoro.
Ieri ad esempio mi è arrivato questo messaggio:
Gentile dott. sa Alessandra Farabegoli,
la contatto per chiederle gentilmente la sua disponibilità ad un’intervista telefonica o mail, in qualità di esperta del settore web.Stiamo valutando la possibilità di lanciare (sul panorama italiano e statunitense) un nuovo social network dedicato alle mamme e alle donne, con un forte orientamento alla valorizzazione professionale (non solo sociale) delle utenti (business-oriented social network).
Stiamo quindi conducendo un’indagine esplorativa per capire dagli esperti del settore le potenzialità dell’idea e soprattutto i requisiti minimi di una community (n.utenti, dinamiche di crescita, ecc.).
Volevo sapere se è possibile mettersi in contatto con lei, telefonicamente o via mail, per sottoporle alcune domande.
La ringrazio molto, resto in attesa di una sua risposta.Un cordiale saluto
[firma]
Dato che la richiesta mi era stata posta gentilmente, ho cercato di rispondere allo stesso modo:
Scusi [nome dell’interlocutrice],
se capisco bene voi state chiedendo a me (e ad altri “esperti del settore web”) di lavorare per voi, contribuendo a definire il piano strategico dell’iniziativa (individuazione dello scenario, definizione dei requisiti, piano d’azione).
Quale compenso è previsto per questa attività di consulenza professionale?
Cordiali saluti
Alessandra Farabegoli
Non devo essermi spiegata bene, perché la risposta che mi è arrivata è questa:
Buongiorno Alessandra,
in realtà non stiamo cercando dei collaboratori o meglio abbiamo bisogno di alcuni collaboratori, ma non era questa l’intenzione con cui mi sono rivolta a lei.Provo a riassumerle molto brevemente l’iniziativa.
Insieme ad un gruppo di tre/quattro persone stiamo pensando di avviare un social network rivolto alle donne e alle mamme, che si sviluppi contemporaneamente su due direzioni Social e Professional.
Siamo ancora in una fase del tutto primordiale e di studio, in cui i dubbi e gli interrogativi si sommano…
Abbiamo quindi pensato di rivolgerci ad alcuni esperti del settore, tra i quali anche alcuni protagonisti del Forum della Comunicazione Digitale (Roma), per capire se possiamo trovare risposta ad alcune delle nostre domande.I nostri dubbi in questa fase, ancora più che legati alle caratteristiche della nostra idea (che evidentemente presumerebbe un rapporto di tipo collaborativo/consulenziale), sono di ordine generale.
Le riporto di seguito alcune delle nostre riflessioni:
1. ESISTE UN NUMERO DISCRIMINANTE AL DI SOTTO DEL QUALE NON HA NEANCHE SIGNIFICATO PARLARE DI SOCIAL NETWORK?2. ESISTONO DEGLI ORDINI DI GRANDEZZA (IN TERMINI DI ISCRITTI O DI UTENTI ATTIVI) PER CUI SI POSSA PARLARE DI SOCIAL NETWORK DI NICCHIA O DI SOCIAL NETWORK MEDIO/GRANDE, FERMO RESTANDO I GRANDI FACEBOOK, TWITTER E POCHI ALTRI….
3. CI SONO DELLE CURVE (PIÙ O MENO STANDARD) DI CRESCITA DEI SOCIAL NETWORK? OVVERO SE SONO IN GRADO DI PARTIRE CON UNA BASE SOLIDA AD ESEMPIO DI 200/300 AMBASSADORS E METTO IN CAMPO I “NECESSARI” STRUMENTI DI MARKETING, POSSO ASPETTARMI TEORICAMENTE UNA CRESCITA IN TERMINI DI VISITE (O ISCRITTI) DI UN CERTO ORDINE DI GRANDEZZA, IN UN CERTO ARCO TEMPORALE?
Sono alcuni interrogativi con i quali ci stiamo confrontando da qualche tempo.
Mi rendo conto che le sto sottoponendo delle domande alle quali probabilmente non è possibile dare risposta perchè:
1) Non è possibile generalizzare, non esistono numeri, ordini di grandezza o curve di crescita standard.
2) Certe valutazioni sono imprescindibili dal modello di business adottato, per cui è necessario analizzare l’idea nel dettaglio.La ringrazio quindi comunque della sua disponibilità, indipendente dal fatto che abbia modo di darci un’indicazioni in un senso o nell’altro.
Grazie mille
Cioè, avete ancora le idee molto confuse, le vostre stesse domande sono molto confuse (tipo “l’universo e dintorni”), dovrei perdere un sacco di tempo a capire (anzi, ad aiutarvi a definire) cosa avete in mente, risparmiarvi la fatica e il tempo di leggere blog e libri, di sperimentare, di ragionare, e dovrei farlo gratis et amore dei?
A scanso di equivoci, credo sia necessario chiarire alcuni concetti:
Però, se volete una consulenza dedicata, un checkup della vostra attività, un programma di formazione su strategie digitali, social network, web content, <inserisci argomento a piacere>, insomma se volete che lavori per voi, mettete in conto di pagarmi, grazie.
[In ogni caso, l’algoritmo che seguo per prendere queste decisioni è ottimamente descritto qui: www.shouldiworkforfree.com]
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Vabbè dai, dott. sa Alessandra Farabegoli (dalla seconda email semplicemente Alessandra), ci hanno provato :-)
Un po’ come quando ci si sente dire: perchè dovrei spendere 10/100/1000 milioni di dollari per avere un sito web, quando me lo posso far da solo?
Ti ammiro.
Robi
Hanno contattato anche me. Ci ho pure parlato al telefono. La risposta è: SI volevano consulenza a gratis, ma io sono sempre il più paraculo di tutti e non ci sono rimasti bene alla fine della chiamata…
Parole sante.
A me succede TUTTI i giorni.
Aziende, uffici stampa, società, agenzie chiedono, chiedono, chiedono (articoli, esposizioni, buzz sui social e quant’altro) GRATIS.
Sono così stufa…
@Luca gli hai risposto e poi gli hai detto che gli spedivi la fattura?
@MammaImperfetta a me più che altro chiedono consigli: su come impostare la propria carriera, sui libri da leggere, sugli eventi da seguire, sulle politiche di prezzo da adottare.. manco fossi la loro mamma :-D
@Robi io capisco provarci, ma, dopo la mia prima risposta, insisti pure???
Anche a me capita spesso di ricevere queste incredibili offerte, ora la chiamano creativamente “proposta win-win”, della serie, tu lavori gratis per me, io in cambio ti do visibilità/pubblicità/ecc ecc
(Ora non mi piglio neanche più la briga di rispondere)
Dalle mie parti dicono “che faccia di tolla!”
La cosa molto triste è che c’è chi ci casca e lavora davvero gratis…
uniamoci, lavoratori professionisti del terziario avanzato, e rfiutiamo questi abusi (tra parentesi, questi signori del win-win i soldi solitamente ce li hanno, eccome..)
E’ un tonfo al cuore leggere cose del genere, ne è pieno di gente così! Purtroppo…
STANDING OVATION, APPLAUSI A SCENA APERTA
la cosa che mi dà più fastidio è che l’inizio della prima mail lascia pensare a una ricerca, e allora ok, perché no. la gabola viene dopo. (e così la volta che ti contatta uno veramente per una ricerca, tu metti giù subito e addio monti).
bellissima la tua risposta.
> http://shouldiworkforfree.com/
meraviglia :P
detto questo… con il tipo di lavoro che facciamo confine tra la consulenza, il “chit chat” di settore, e una discussione approfondita di un tema “caro” è molto labile… ma solo in incontri casuali… se mi mandi una mail del genere già cambia tutto.
personalmente avrei probabilmente tentato un primo approccio telefonico, più per curiosità che per altro.. per poi ovviamente virare sulla consulenza.
grande ale comunque, dobbiamo farci rispettare :)
Ad esempio un mio cliente mi ha confessato di aver mandato una mail molto simile ad una richiesta di consulenza a Roberta (Milano)… se mi ricordo bene mi fa: “però non mi ha risposto”, e io: eh sai, fa la consulente, se vuoi una sua opinione sul progetto la contatto io e la coinvolgiamo ufficialmente. E lui: mah vabbè, è uguale..
;)
…
ma se si tratta dopo di pagare
io mi sento male
sai non si sa mai!
…
:-D
La discussione appare un po’ surreale e l’atteggiamento della pur stimabile Alessandra appare un po’ nostalgico di Notai, Avvocati e studi professionali vari.
Mi spiego meglio: la consulenza è costituita nativamente di un iniziale supporto orientativo ai clienti, sia che essi si manifestino come tali sia che siano alla ricerca di un punto di vista da seguire. La confusione e la scarsa capacità di orientamento del potenziale cliente è un’esperienza che tutti credo abbiano vissuto
Questo vale in tutti i settori, da quello marketing/new media fino alla vecchia consulenza aziendale, organizzativa o gestionale. Nei miei oltre 20 anni di vita professionale, direi che circa il 20% del mio tempo è stato dedicato a seguire nella prima fase clienti disorientati, insicuri, spesso incapaci di comprendere il problema stesso che ponevano.
Poi, forse e in alcuni casi, tutto ciò si trasforma in un supporto professionale giustamente remunerato. Un colloquio telefonico o una risposta via email, come richiesto dalla “gentile” interlocutrice, mi sembra faccia parte di questa ordinaria componente professionale della funzione consulenziale.
Non vorrei che, di fronte alle giuste proteste di qualcuno che si senta di rischiare di “buttare” il tempo abbandonandosi alle numerose richieste di supporto confuso che riceve, si potesse nascondere:
1 inesperienza e difficile gestione del proprio marketing, della propria potenziale clientela
2 nostalgia di quel mondo di professionisti di casta (notai, avvocati, commercialisti, medici) che pretendevano, oltre al prezzo fisso, di essere pagati per il solo fatto di esistere e per il solo fatto che eri costretto ad utilizzarli, in un mercato protetto e senza pubblicità.
Infine, mi permetto una petizione di umiltà epistemologica: non direi che il marketing sui nuovi media (in particolare se “social”), seppure alle volte efficace e trendly, sia contestualizzabile in regole, norme, riferimenti scientifici di verifica di efficacia tali da rendere chiunque capace di orientarsi. Mi sembra anzi che il mercato sia popolato di improvvisatori, venditori di fumo, sperimentatori sulle spalle dei clienti e specie simili. tanto è vero che i prezzi sono quanto di più variabile si possa immaginare (per una medesima campagna, la mia società si è sentita chiedere dai 150.000 ai 9.000 euro!).
Avere a che fare con chi cerca di orientarsi, direi, non è così strano o malvagio ma, anzi, semmai dimostra l’esigenza di essere più proattivi di fronte ai bisogni iniziali dei potenziali clienti …..
@Arduino, se c’è qualcuno niente affatto nostalgico di ordini protetti (che peraltro sono ben lontani dall’essere estinti, purtroppo) quella sono io.
Non voglio essere pagata “per il fatto di esistere”: se così fosse, per farti un esempio, non avrei messo in distribuzione gratuita un e-book di 50 pagine pieno di consigli che magari a te sembreranno scontati ma che, ti assicuro, molti (clienti, perfetti sconosciuti, conoscenti) hanno ritenuto utilissimi.
E (lavorando nella consulenza da oltre dieci anni) so bene che il cliente può essere confuso e saperne meno di me (altrimenti, cosa ci starei a fare io?), e do per scontato che ci sia una prima fase in cui si cerca di capire il cliente, e si ragiona senza mettere su il tassametro della tariffa.
Ma questo succede quando la persona che mi interpella è nell’ottica di poter diventare mio cliente (se lo convincerò che posso essergli utile), non quando da già per scontato, come in questo caso, di usare il mio tempo e quello che so (tanto o poco che sia) a gratis..
Se c’è una cosa che ho imparato, è che non tutti i “possibili clienti” vanno inseguiti o presi o rimpianti, e questo atteggiamento lo considero non sintomo di “inesperienza o cattiva gestione del proprio marketing”, ma, all’opposto, semplice buonsenso.
Cara Alessandra, il tono e le argomentazioni del tuo ultimo reply mi sembrano condivisibili ma ben diversi da quello del tuo post.
Mi permetto un suggerimento: la discussione, in fondo, è stata interessante e sicuramente utile. Perché non sostanziarla in un nuovo intervento, più ponderato e meno aggressivo che aiuti tutti, me compreso, a riflettere sulla dose di buon senso necessaria per gestire la clientela e gestirsi?
Giustamente non occorre seguire tutti i possibili clienti ma neanche ridicolizzarli: spero per te che molti tuoi futuri clienti potenziali non abbiano letto il post perché, a naso, potrebbero aver paura di vedere in futuro pubblicate le loro domande, giudicate le loro difficoltà di orientamento, ridicolizzate le loro giuste difficoltà di dipanare la matassa delle offerte numerose e spesso fumose del marketing 2.0, social, viral, guerrilla eccetera.
In sostanza: apprezzo l’investimento in marketing didattico e aperto del tuo ebook e credo sia un buon metodo. Apprezzo un po’ meno l’algoritmo che dici di utilizzare e il post un po’ aggressivo dal quale è partita questa interessante discussione.
Kisses
Arduino, provo a spiegarlo ancora: nel mio post non parlo di “possibili clienti”, ma di perfetti sconosciuti che scrivono (non solo a me, sia chiaro) chiedendo di tutto: bibliografia completa per la tesi, test di usabilità di un loro progetto in pre-beta, quali politiche di prezzo devono adottare coi loro clienti (proponendosi come consulenti web, cioè di fatto come miei concorrenti), che li avvisi ogni volta che c’è un evento che potrebbe essere loro utile, eccetra eccetra eccetra (tutti casi reali), il tutto senza neppure farsi passare per la testa che dovrebbero non dico pagarmi moneta sonante, ma quantomeno offrirmi un qualche vantaggio in cambio.
Se tu – non so che tipo di consulenza offri o che lavoro fai – sei in grado di star dietro a questo genere di richieste, buon per te: io no, e nemmeno ci tengo :-)
Mah. Rimango perplessa. Condivido pienamente la tua risposta. se la sono meritata e anche la pubblicazione.
Comunque, se fossi in loro, mi preoccuperei prima dei contenuti e poi dei numeri e delle curve di crescita. E facendolo, certe risposte vengono da se.
p.s. io lavoro gratis (sono allergica agli algoritmi ;-) ma solo per chi non me lo chiede
@Antonella, l’abilità è proprio quella di “non chiedere” ;-)
PS: da quando hai rinnovato il sito? ci sono andata ora, mi piace tantissimo :-)
@arduino: io ammiro molto Alessandra per la propria diplomazia. Io son sempre costato caro e non ho mai avuto problemi a dirlo. Pensa che la prima volta che ho conosciuto Alessandra, lei non mi ha preso a lavorare da lei perché costavo troppo. Figuriamoci se lavoro gratis per qualcuno che non conosco ed è talmente sprovveduto da pensarmi un gonzo a spasso a raccontar frignacce al telefono.
Per quanto riguarda gli ordini protetti, beh, io non posso contare su nessun ordine tranne il mio umore. Per meno di una certa cifra io neanche mi alzo da letto la mattina.
Mmmmm, la discussione, confermo, è interessante, direi, anche per la scivolosità del tema.
A parte gli sfortunati che pensano di sé stessi “Per meno di una certa cifra io neanche mi alzo da letto la mattina” che assomigliano tanto a quel signore che dice “non ho mai pagato una donna”, mi permetto di continuare a sostenere che chi si occupa di servizi professionali consulenziali, sul mercato vero, determina la relazione con i propri clienti (potenziali o meno, che si dichiarino o che manifestino soltanto i propri problemi di orientarsi su di un tema) sulla base di un investimento di tempo dedicato a “disperdere sapere”. Come, quanto, verso chi, come giustamente sostiene Alessandra, non sempre è semplice da definire ma, sicuramente, ritengo sia componente sostanziale e fondativa della attività consulenziale.
Personalmente sono economista e mi occupo di project management e dirigo un centro studi, svolgo ruoli dirigenziali nel settore pubblico e, come detto, credo di aver dedicato un po’ di tempo a disperdere, a dialogare, a sniffare tramite le domande le tensioni, le tendenze, le fatiche di clienti e mercato. Comprendo, e sostanzialmente condivido, che si deve avere l’intelligente e ironica abilità di svicolare, alle volte, di dare veloci risposte orientative, di dire di no. Ma, nello specifico, continuo a ritenere che lo stile dimostrato verso “l’interlocutrice” sia non coerente con il buon senso al quale ti richiami, molte volte e in diversi post del tuo blog. Rischia di essere interpretata come uno snobismo da parvenu, ovvero quello snobismo da parvenu, incapace di gestire il proprio ruolo e sapere.
Nel mondo dell’opera aperta e dei blog, dello “YOU” di Time e di facebook, il proprio sapere è pubblico, è creative commons nel senso che è evidente e richiesto, sia che si tratti di new media che di marketing 2.0, di project management o di reti istituzionali (delle quali mi occupo, per esempio).
Mi ricordo un romanzo, letto tanto tempo orsono, di George Perec “Le cose” dove di descriveva la vita di una coppia parigina alla moda, elencandone gli oggetti posseduti, i libri letti, i luoghi visitati, i ristoranti, i mobili eccetera. Il libro “prende” fino a dimostrare al lettore, inizialmente affascinato da quella raffinatezza esibita nelle “cose”, la povertà dell’incapacità a condividere, a essere proattivi rispetto alle proprie competenze. Insomma, sono incapaci di vedere tutto il ridicolo della loro incapacità di accettare “cose” e “persone” che erano fuori dal loro giro, incapaci di comprendere la raffinatezza dei loro oggetti e dei loro discorsi.
Kisses
PS
Il sito di Antonella è affascinante, come al sua risposta, peraltro.
Arduino, se “ricopri incarichi dirigenziali nel settore pubblico”, questo spiega la tua nobile propensione a “disperdere tempo e sapere”. Lo stipendio ti viene pagato tutti i mesi a prescindere, non devi costruirtelo da solo emettendo fatture e verificandone il pagamento. Buon per te
Son tutti utilizzatori finali, con il portafoglio degli altri.
Vedi Sartoni che sei più diplomatico di me?
da notare l’uso DELLE MAIUSCOLE per evidenziare i PUNTI IMPORTANTI nella loro puntigliosa risposta…
@Arduino: Mah, a me lascia molto perplesso il ragionamento… questi non erano potenziali “clienti” di Alessandra, questi sono dei signori X che le hanno scritto chiedendole in pratica una consulenza gratis, non avevano nessuna intenzione di pagarla né di diventare suoi clienti in seguito, tentavano solo di “scroccare” consigli gratis. Rifiutare “offerte” del genere e rispondere anche le rime mi sembra il minimo.
arduino, visto che sei anche economista e anche io: in rete non c’è nessun gratis. c’è solo un’economia fondata sullo scambio “non monetario”: il che equivale a dire che se io lavoro per te senza compenso è perché sono confidente che in futuro o nel passato tu hai fatto o farai la stessa cosa per me, e se non tu, qualcuno della nostra community. qui si parla di scrocconi di tempo, in cambio di nulla. è molto diverso.
Carissima Alessandra,
il fatto che ricopra determinati ruoli in alcune parti del mio tempo di lavoro non cambia la natura e le ragioni delle mie argomentazioni. Neanche le banali argomentazioni utilizzate in questa seconda parte della discussione lo fanno.
Siamo partiti da un punto specifico, legato all’opinione da me presentata non positiva e critica, in relazione all’avventura che hai vissuto.
(A proposito, ho dimenticato di chiederti se hai fatto presente alla tua interlocutrice che stavi pubblicando le sue email, evidentemente confidenziali. Ed ero curioso di sapere se avevi ricevuto il suo consenso).
Ero perplesso del coro di consensi di fronte ad un modello relazionale (e stile) così poco coerente con quella che per me era e resta tipico della “consulenza”.
A parte il “se non mi pagano adeguatamente non mi alzo neanche dal letto” infantile e un po’ sbruffone, mi sembrava di partecipare ad uno sforzo collettivo di elaborazione.
Purtroppo, però, la rozzezza delle argomentazioni di questa ultima parte della discussione mi induce a disinteressarmene. Peccato, poteva essere interessante, ma il livello si è abbassato oltre il limite del lecito e sopportabile.
Kisses
“kisses”, really?
Molte persone non riescono a concepire il valore di una consulenza. Non hanno idea di quanto tempo serva per tenersi aggiornati ed informati su un mondo in continua evoluzione. Bello lo schema, andrebbe tradotto in italiano.