La mia partecipazione al Forum Digitale, nella doppia veste di relatrice Ignite e moderatrice di un panel, mi offre lo spunto per alcune riflessioni, sugli eventi in genere e sullo stare sul palco in particolare.
Innanzitutto, condivido in pieno i consigli agli organizzatori di eventi che ieri Luca Sartoni ha condensato in un post (tutto da leggere):
Mercoledì sono arrivata al Forum Digitale in tarda mattinata, in tempo per vedere qualche scampolo del panel sul turismo e l’intera sessione dedicata a Crossmedia e brand: le nuove opportunità fra tv, entertainment e gaming: il sentiment comune della sala si può riassumere in questo twit di Chiara Forlanini:
[Purtoppo, questa è l’impressione che ho sempre più spesso quando assisto a eventi del genere: che la cosa più preziosa che mi porto a casa arrivi non dall’ascolto dei protagonisti sul palco, ma dagli incontri a bordo sala, con amici di lunga data e persone che magari avevo solo conosciuto online]
Il picco di fastidio l’ho raggiunto durante l’intervento di Yves Confalonieri, Direttore R.T.I. Interactive Media (Gruppo Mediaset), che ha esordito facendo proiettare un video-promo dal tono così televisivo e pubblicitario da sembrare la satira di se stesso. Certo, siamo un paese in cui dai fondi già scarsi per la banda larga vengono sottratti, fra le pieghe del milleproroghe, 30 milioni da destinare alla TV digitale, ma non è detto che tutti accettino in silenzio che si mascheri per innovazione il più becero broadcasting: e infatti il pubblico in sala (me compresa) ha cominciato a bombardare via Twitter il relatore, e sulla twitter-wall dello schermo gigante sono comparsi una raffica di messaggi decisamente taglienti.
Poi, a inizio del pomeriggio, è stato il mio turno di salire sul palco, non come relatrice ma come moderatrice, ingaggiata in extremis a sostituire un altro. Moderare un panel significa tenere il filo di una conversazione che deve svolgersi sia fra le persone sul palco, sia con il pubblico. Grazie al supporto di Gallizio, che mi aveva passato tutti i suoi appunti e messa in contatto con le persone che avrebbero parlato, avevo costruito una brevissima introduzione, in cui evidenziavo il mio essere soprattutto una lettrice, e mi ero proposta di interpellare gli ospiti – casa editrice, direttore di un giornale, fornitori di tecnologia – stimolandoli a “parlare coi lettori” e raccontare, ciascuno dal suo punto di vista, il presente e il futuro – almeno prossimo – dell’editoria.
Durante il panel, controllavo con la coda dell’occhio il display della twitter wall, che, con mia crescente preoccupazione, continuava a mostrare messaggi vecchi di qualche ora. E mi chiedevo che cosa stesse succedendo: in quel momento per me qualunque feedback sarebbe stato prezioso, ma, vedendo che non passava nessun nuovo tweet, cominciavo a temere che tutti stessero dormendo nella penombra.
A un certo punto, qualcuno ha capito che al display dei twitter era stato aggiunto un filtro, per visualizzare solo i tweet che, oltre all’hashtag ufficiale dell’evento (#forumdigitale), contenevano anche un secondo hashtag (#urbexp). Qualunque fosse il motivo di questa scelta, molti (me compresa) l’hanno a caldo interpretata come una mossa per filtrare i commenti critici, e i twittatori in sala hanno iniziato a twittare (con entrambi gli hashtag) parlando di censura.
Nel frattempo, era arrivato il momento delle domande dalla sala, e i primi interventi del pubblico avevano un tono decisamente piccato e polemico, a cui la presunta censura aveva contribuito non poco. Non è stato semplice, e, con il senno di poi, avrei forse dovuto/potuto preoccuparmi un po’ meno di dar la parola agli ospiti, reagendo con maggiore prontezza alla situazione, e chiedendo ad alta voce perché la twit-wall non funzionava più.
La chiave in questi frangenti è respirare a fondo e riuscire a “essere nel momento”, lezione che mi porto dietro da anni di tango in cui ho imparato che non serve a nulla prepararsi una sequenza a memoria, se non sei in grado di “sentire dove sei”, tenere l’equilibrio e fare attenzione al tuo partner, alla musica e alla sala. Non è stato il miglior tango della mia vita, ma sono arrivata alla fine.
Per fortuna, passato il panel mi sono tuffata nell’Ignite (Nicola Mattina ne fa il resoconto sul sito di Ferpi), che si conferma una delle formule migliori per contrastare la morte da Powerpoint: presentazioni veloci, che i relatori devono aver preparato a dovere, e che costringono chi parla a concentrare il key-message in cinque minuti – e se poi a parlare c’è un cane, o qualcuno che non ha nulla di interessante da dire, almeno chi ascolta sa che la sofferenza sarà breve ;-)
Post-scriptum: presentando il panel sull’editoria, ero un po’ emozionata e all’inizio ho dimenticato perfino di dire il mio nome, ma sono molto contenta di essermi ricordata di citare Quintadicopertina e il suo “70 chilometri dall’Italia”, un e-book progettato in real time per dare quell’approfondimento e visione d’insieme che quasi sempre manca: davvero è così difficile capire che sono le cose “semplici” ma “giuste” quelle che funzionano veramente?
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C’ero. Purtroppo. O meno male. Dipende dai punti di vista e dai momenti.
Arrivando dopo ti sei persa forse uno dei momenti più interessanti, cioè la prima mattinata. Alla reception in effetti la disorganizzazione è stata massima (code immense per chi si era già registrato online e poco o nulla per chi si registrava onsite? Direi decisamente paradossale), in paga interventi come quello del prof. Noci hanno decisamente suscitato interesse.
La passione in quello che si fa e si dice la capisci anche dal tono di voce e da come uno sta sul palco.
La storia dell’hashtag, il secondo che fungeva da filtro, me la sono però un po’ persa per strada, me ne sono accorto ex post quando sono arrivato a casa e dopo avere fatto una ricerca su twitter, perché sono fuggito proprio a metà del panel moderato da te…
Non certo per colpa tua, ma per colpa del poco interesse che suscitavano in me i partecipanti al panel. Si dice il peccato ma non il peccatore, vero?
Ecco, tu hai citato “70 chilometri dall’Italia” e qualcuno sul palco ha detto che questo era stato possibile perché in Tunisia, paese più piccolo dell’Italia, non ci sono certi preconcetti.
Ehhhh??? A volte sarebbe meglio tacere se non si sa nulla di ciò di cui si sta parlando… Non mi risulta che Quintadicopertina sia in Tunisia ;-)
Vabbè… Tu, che penso avessi capito in pieno l’eresia, sei stata così “inglese” da tacere, io invece ho deciso che era il momento di fuggire :-)
Mi è dispiaciuto di avere saltato la parte relativa al marketing e ai servizi di geolocalizzazione, ma non si può avere tutto dalla vita.
Comunque sono contento di esserci stato, nonostante tutto. Ritengo che la mattinata, inclusa la parte finale su turismo e webmarketing (Toscana e Alto Adige sono decisamente un passo avanti), abbia meritato appieno.
Peccato per l’organizzazione, pessima davvero, e per le sale gialla e blu, troppo piccole per ospitare sessioni parallele che dovevano “gareggiare” con quelle nella main hall.
Per il secondo hashtag, però, a onor del vero devo riconoscere che ad un certo punto – con un solo hashtag, insieme alle critiche cominciavano a vedersi anche tweet autopromozionali, sul genere “Anche pincopallo è al #forumdigitale e ti invita a provare il suo software XYZ” (il senso era questo, sebbene i tweet fossero diversi). Cosa che direi fosse abbastanza fuori tema.
Questo non per scusare l’eventuale scure censoria, questo mai, ma per dire che – come sempre – anche tra il pubblico c’è qualcuno che fa un uso improprio – o troppo proprio, il che è lo stesso – dei mezzi fornitigli.
Censura da una parte, ignoranza dall’altra.
Speriamo in un’esperienza migliore il prosismo anno.
come saprete sono amico e consulente di ForumDigitale ma in quanto tale non mi inibisco per alcune critiche che io stesso rivolgo ad alcuni passaggi molto deboli dei panel sul crossmedia e sulle app (quante cose non dette!).
E ora il punto che mi riguarda: la Tag Cloud Live format che uso da più di un anno, proprio con la funzione che ha espresso. Quella di una quarta parete tesa ad spingere, criticare e sollecitare chi parla dal palco.
L’uso della seconda hashtag #urbexp era prevista già dall’inizio, proprio per evitare di far girare i vecchi tweet (che sono stati tantissimi, centinaia, li ho copiati qui tutti http://www.performingmedia.org/walk-show-radioguidato-x-socialmediaweek.html#comments).
Quindi è accaduto il contrario di ciò che è stato detto. Dalla sala (e da twitter) chiunque avrebbe potuto continuare a scrivere aggiungendo il nuovo hashtag ben visibile sullo schermo. Altro che censura.
Ultima cosa con quell’hashtag s’era combinato che alcuni amici a barcellona avrebbero twittato alcune note sul Mobile Expo, inserendo nei loro #forumdigitale. Cosa che è regolarmente avvenuta.
Peccato che vi siete persi l’ultimo panel sulla geolocalizzazione, avreste trovate qualche spunto interessante, per colmare quella insoddisfazione cronicizzata.
ahem, in effetti l’equivoco-tunisia è stato un momento per me piuttosto imbarazzante.. ma non me la sono sentita di correggere, e ho preferito glissare e lasciare che la conversazione continuasse.
Peraltro, in generale l’intervento di Carlo Bollino non mi è dispiaciuto, era un po’ il teatro dell’ovvio ma ho apprezzato comunque una disponibilità che non ho ritrovato in tutti i giornalisti (avendo lavorato su un progetto di informazione locale, ho visto ben di peggio).
Riguardo al pubblico, non solo fra i tweet c’erano delle autopromo, ma anche un paio degli interventi al dibattito (che tu ti sei perso) mi han lasciata piuttosto perplessa, non si capiva veramente dove volessero andare a parare, oltre a dare aria alla bocca.
Comunque, io per qualche settimana credo che mi terrò a digiuno da eventi, la SMWR e il forum digitale mi hanno fornito una dose più che abbondante :-)
Carlo, il problema spesso non è “che intenzioni avevo”, ma “quali intenzioni vengono percepite”.
Sono disposta a credere che nell’aggiunta del secondo hashtag non ci fossero intenzioni censorie, ma, permettimi, questo non è stato comunicato affatto bene.
La prossima volta che vi viene questa idea, consiglio di far girare una serie di twit con entrambi gli hashtag, tipo “le regole della twit-wall sono cambiate, dovete usare sia #forumdigitale che #urbexp”. Se l’aveste fatto, tutti li avrebbero letti, e nessuno si sarebbe innervosito. Per quanto mi riguarda, avreste anche potuto chiamarmi da bordo palco e chiedermi di dirlo io che stavo moderando il panel: l’avrei preferito all’escalation di nervosismo che ne è seguita.
ale
una mezz’ora prima di far girare la seconda hashtag
avevo scritto su twitter questo:
carloi
#forumdigitale #urbexp arrivano tweet da barcellona dagli scout di MediaHaka che seguono il Mobile Expo. apriamo la nuova finestra twitter.
16 Feb
Nell’uso del format della Tag Cloud live (che adotto sistematicamente da ben più di un anno) il fatto di aprire una nuova finestra twitter è d’uso corrente.
E’ funzionale a far emergere tag pertinenti: chiunque poteva prenderne atto. E aggiungerla ai propri post.
Avevo poi scritto questo:
#forumdigitale #urbexp la quarta parete è una sponda critica, nel bene e nel male. Noi lavoriamo x il bene comune.
Amo ( e non solo rispetto) la dinamica della critica. Sono dentro l’onda del web 2.0 da sempre. Da prima che arrivasse…
…si sarebbe potuto risolvere il tutto settanto visibletweet …o il software che avete usato con “#forumdigitale OR #urbexp” avrebbe preso tutta la conversazione :)
Viry non dice sciocchezze. col crawler in OR su entrambi gli hashtag non si perdeva nulla. Diciamo che è stato un errore tecnico e morta là? :)
(Carlo i due tweet che hai mandato, se dovevano fungere da guida sono un po’ criptici eh.)
Purtroppo gli effetti di un’anestesia per un intervento chirurgico non mi danno la lucidita’ necessaria per condividere una riflessione esauriente e completa rispetto a quanto scrivi, e riprendi del post di luca.
Registro semplicemente un orizzonte della vostra riflessione limitato da una cortina fumogena che prometto descrivero’ meglio appena staro’ meglio.
Niente e’ come sembra e purtroppo coloro che detengono la cultura dell’innovazione digitale che noi cerchiamo di coinvolgere in modo positivo, delle volte volte complicano e alzano muri piuttosto che attivare dialoghi costruttivi.
ma chi ha detto che quei mie tweet dovevano svolgere da guida? hai a che fare con un mercuriale che s’annoia per tutto ciò che è didattico (ma ciò non contraddice le mie competenze educative…). Tendo a sollecitare…
Penso poi che misurarsi con il dissenso sia il nodo cruciale. E’ questa la nuova frontiera della comunicazione, determinata dall’avvento del web 2.0.
Do you know pensiero laterale?
C’è da lavorare, Felice. Magari per il prossimo Forum della Comunicazione di giugno. Apriamo questo dibattito anche sul vostro social network.
Come ho fatto sul mio
http://urbanexperience.ning.com/profiles/blogs/la-tag-cloud-live-corsara-al
Ciao a tutti, e complimenti Alessandra per aver ben spiegato che cosa prova di fronte a questa tipologia di eventi chi lavora nel web da qualche anno. Sinceramente non ho ben capito qual era il fine del Forum Digitale: tanti eventi spesso molto diversi tra loro e senza un filo conduttore. Se l’obiettivo era quello di aumentare la cultura digitale tra aziende e agenzie di comunicazione, sinceramente non so quanto sia stato d’aiuto.
Tra gli altri panel, ho partecipato a quello sulla geolocalizzazione e personalmente l’ho trovato un po’ surreale: dopo aver cominciato con la presentazione delle esperienze di grandi aziende (Milan, Unicredit ecc..) e qualche buona riflessione di Boaretto, l’evento si è chiuso sulle parole di Camisani-Calzolari e Dainesi che hanno ridimensionato il fenomeno geolocal ad una questione tra pochi intimi, una specie di gioco per geek, visti i numeri ancora limitati che sviluppa quel mercato. In pratica, se qualcuno aveva una mezza idea di investire sul geolocal ora non ce l’ha più.
@francesco, a parte il fatto che considero surreale un apprezzamento…
credo che un ambito come quello del geolocal sia strategico, nonostante il ritardo accumulato in questo paese.
Non ti scordare che è stato inventato in Italia, quando alle Olimpiadi di Torino2006 è stato realizzato il primo geoblog
http://urbanexperience.ning.com/group/geoblogscriverestorienellegeografie
Forse hai perso qualche passaggio della mia conduzione.
@Ale: Orca… Va a finire che mi sono perso la parte più interessante della giornata.
Vabbè, sarà per la prossima volta. In ogni caso ribadisco che alcuni interventi del mattino erano – da soli – motivo giustificante di una presenza al Forum.
Concordo appieno con te, poi, nella gestione un po’ scriteriata del secondo hashtag: tenere la moderatrice del panel all’oscuro della scelta – soprattutto se decisa a priori e non invece correzione di rotta in tempo reale – è stata una scelta decisamente non vincente. Informarla, invece, sarebbe risultato il canale più idoneo per far giungere alla scelta anche al pubblico, evitando inutili sensazioni da censura imposta (giusti e sbagliati che fossero, intendiamoci, ma il “sentiment” è stato questo).
Per il resto – come in tutti i casi – ci possono essere relatori migliori e altri peggiori.
Al di là di qualsiasi altro discorso, spero e penso che in futuro si potrà porre maggiore attenzione nelle scelta di chi invitare. Io mi attenderei uno “spessore” sul palco più ampio e diffuso, a costo di invitare meno gente.
Personalissima opinione questa mia, ovvio, ma quando partecipo agli eventi ho sempre la speranza che il “moto ondoso” dell’interesse – che non può essere certo tenuto costantemente su un punto di picco per motivi vari, sia di preferenze personali dei singoli sia oggettivi – abbia sì un andamento altalenante ma non vari, come invece troppo spesso capita, tra la calma piatta di alcuni interventi e l’onda anomala e travolgente (in senso positivo) delle poche personalità in grado di coinvolgere veramente la platea.
Grazie Alessandra, ottimo post!