Incontro spesso – non necessariamente per lavoro – piccolissimi imprenditori, magari agli inizi, che lavorano bene, con passione e personalità. Persone che avrebbero molto da raccontare, che hanno un progetto, e lo portano avanti con impegno.
Di solito, quando gli faccio la fatidica domanda “avete un sito? posso trovarvi anche online?”, mi guardano imbarazzati, e iniziano a balbettare cose come “eh, ci sto pensando”, “lo so che dovrei farlo”, “prima o poi ci arriveremo..”. E mi lasciano (scritto a mano su un pezzo di carta strappato da un blocnotes) un indirizzo email @libero.it.
Questo post lo scrivo per loro, anzi, in realtà, tutto il progetto Common Sense Dispenser l’ho sempre pensato soprattutto per loro (quindi per favore voi geek che mi seguite siete dispensati dal leggere il resto di questo post, non è roba per voi).
Smettete di trovare delle scuse, e andate online!
Avete una storia interessante da raccontare: è la cosa più importante. Avete passione per il vostro lavoro, e attenzione per le persone che entrano nel vostro negozio: sono doti preziose.
Per cominciare, non vi servono migliaia di euro, e neppure “essere bravi col computer”: quello che vi serve è iniziare, un pezzo alla volta, a costruire anche online la vostra “tana base”, il luogo “dove farvi trovare sempre”.
Iniziate in piccolo: ogni cosa che farete, la potrete migliorare più avanti, se sarà il caso pagherete un bravo professionista che lo faccia per voi, ma nulla del vostro lavoro andrà sprecato.
Per creare la vostra “tana base”, io vi consiglio di usare WordPress, e nella modalità più semplice, quella che vi permette di iniziare a costruire un sito-blog ospitato direttamente sui server WordPress.com. Questo vi permetterà di non dovervi preoccupare di tutte le beghe tecniche (hosting, FTP, PHP, CSS, HTML) che sembrano quisquilie a chi le usa tutti i giorni, ma che per voi sono arabo schietto.
Navigate quindi all’indirizzo www.wordpress.com, cliccate sul pulsante arancione in alto “Sign up now”, e seguite le istruzioni. Se avete difficoltà con l’inglese, in cima alla pagina di iscrizione trovate un avviso “WordPress.com is also available in italiano”: cliccate sul link e tutto diventerà più semplice.
In pochi clic, avrete creato il blog <ilvostronome>.wordpress.com; nei “post” (o “articoli”) inizierete a raccontare le novità del giorno, e nelle “pages” (“pagine”) scriverete le informazioni più “stabili”, ad esempio l’indirizzo e gli orari del vostro negozio.
Ora che avete imbastito il vostro sito, dovete renderlo raggiungibile da un indirizzo che sia vostro, e per farlo andrete nel menu Settings/Impostazioni e da lì alla voce Domain/Dominio. Se avete avete già registrato un dominio, lo farete riconfigurare in modo che porti direttamente al vostro blog (vi costerà $9,97 ogni anno in aggiunta a quel che già pagate per il dominio), se invece non l’avete ancora registrato, leggete qui le motivazioni per cui dovete farlo, e usate direttamente WordPress per registrare il dominio e farlo puntare al vostro blog (con $14,97 all’anno passa la paura).
Giocando nel menu “Aspetto” con i vari templates proposti da WordPress, e usando qualche bella foto che avrete scattato, riuscirete a ottenere un risultato piacevole anche senza essere dei professionisti dell’immagine. Ricordatevi, il vostro obiettivo ora non è quello di cambiar mestiere e diventare un webdesigner, ma quello di mettere online ciò che fate, per poter essere trovati in ogni momento. E WordPress in questo è fantastico, perché struttura le pagine in modo ottimale per la ricerca di Google, cosicché quel che andrete a scrivere sarà leggibile anche ai motori di ricerca.
Seguendo questi pochi passi e con un paio di miei consigli, la mia amica Elisabetta ha messo online il suo atelier www.emmadecor.com. Ci sono volute poche ore, 11 euro scarsi per il dominio, e la decisione di vincere la pigrizia e la timidezza.
Se ancora pensate di non farcela, restate sintonizzati su questo canale, perché sto preparando un videocorso “passo dopo passo” per accompagnarvi online. Dopodiché, non avrete più scuse ;-)
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Grazie Alessandra, ottima iniziativa. Putroppo spesso il problema non è tecnico o di strumenti, ma manca proprio la “categoria mentale” dell’essere online.