In questi giorni ho dedicato un po’ di tempo alla ricerca di un posto in montagna dove trascorrere una settimana insieme ad amici durante le vacanze natalizie: un appartamento (o un paio di appartamenti vicini) con spazio sufficiente per passare le serate insieme, possibilmente con uno spazio da riservare ai giochi dei bambini, un salotto comodo per noi adulti e la possibilità di cucinare e cenare insieme (siamo tutti pigri e pantofolai, soprattutto quando fuori fa freddo, e il ristorante la sera coi bimbi non ci attira affatto).
Le nostre esigenze non erano facili da soddisfare, e probabilmente avremmo dovuto muoverci prima (l’appartamento di Haus Hilda a cui puntavo io era prenotato da mesi…), così ho dovuto – insieme ai nostri compagni di vacanza – visitare decine di siti e portali prima di trovare quel che fa per noi (torniamo in Val Casies, e non vedo l’ora di vederla nella sua versione invernale…).
La ricerca mi ha dato modo di constatare che tuttora la maggior parte dei siti turistici italiani sono brutti, vecchi, lenti e poco usabili; abbiamo trovato
Mentre cercavo, mi venivano in mente alcune cose lette di recente: la prima è un passaggio dell’intervento di Stefano Quintarelli alla Stazione Leopolda, su come il ritardo italiano nel digitale ci faccia perdere terreno anche dove – per tradizione e patrimonio – potremmo essere fortissimi – ne cito solo una frase, il resto potete leggerlo seguendo il link:
I dati mostrano che una grande quantità di gente cerca su Google vacanze in Italia e poi prenota in Spagna, per mancanza di offerta online.
La seconda è un’indagine presentata nei giorni scorsi da Assoturismo Confesercenti Emilia Romagna, secondo la quale, dall’estate 2009 a quella 2011, la percentuale di prenotazioni online è passata dal 38,6% al 46% del volume totale (qui il comunicato stampa). C’è ancora qualcuno, fra gli operatori, che ritiene di poter dedicare alla rete una parte marginale dei propri budget e risorse? Evidentemente sì, nostante i numeri gli diano torto.
Oggi ho ricevuto la newsletter di BTO, che si prospetta anche quest’anno uno degli appuntamenti “da non perdere”; presentando una parte del programma, Roberta Milano fa alcune riflessioni che condivido completamente:
Un turista – tranne rare eccezioni – prima sceglie una destinazione, poi la struttura ricettiva.
I singoli molto possono e devono fare.
Ma risulta chiaro che nulla la singola struttura o il singolo servizio possono quando una meta turistica non è apprezzata o richiesta.
Esiste la necessità e l’urgenza di un radicale cambio di rotta nella politica turistica che sappia poi tradursi in adatta presenza anche sul web.
Insomma, c’è tanto lavoro da fare, quindi rimbocchiamoci le maniche :-)
In chiusura però voglio registrare una buona notizia: gli operatori stanno imparando a rispondere alle richieste via email. Se un paio d’anni fa, dopo aver mandato una ventina di richieste informazioni più o meno nella stessa zona, avevo ricevuto sì e no un 30% di risposte, questa volta mi hanno risposto tutti quelli a cui ho scritto, anche solo per dirmi “ci dispiace, non abbiamo posto”. Si comincia dalle basi…
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1 commento a “Turismo in rete, come siamo messi?”
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