Mercoledì ho visitato Ecomondo, fiera dedicata alle tecnologie di recupero e allo sviluppo sostenibile: se non fossi stata invitata alla GGD ticinese (*), probabilmente sarei andata ieri al panel sui “siti fatti in emergenza” con Gianluca Diegoli che raccontava l’esperienza di www.terremotosanfelice.org e/o oggi, a seguire il panel sul web come strumento collaborativo per aziende della green economy, starring Miriam Bertoli e Giuseppe Cataudo di Hosting Sostenibile; ma, vista l’agenda, l’unico giorno che potevo spendere a Rimini era quello, e ne è valsa comunque la pena.
Mi convinco sempre più che green non può essere un orto protetto, un fiore all’occhiello da esibire per compensare le porcate fatte altrove, e nemmeno una riserva indiana per i duri e puri per i quali l’unica motivazione ammissibile è quella etica. Penso che la vera strada sia rendere la sostenibilità mainstream, non solo e non tanto perché è la cosa giusta, ma soprattutto perché conviene al portafoglio, rende la nostra vita più comoda e piacevole, e fa figo come e più del consumismo stupido.
Mi rincuora vedere che i segnali in questa direzione sono sempre di più, e anche le persone e le aziende che ci vivono dentro.
Ormai il settore della green economy ha raggiunto un livello di complessità estremo: non stiamo più parlando di nicchie di mercato ma di un ecosistema iperspecializzato e ad alto tasso di biodiversità.
Ad ogni materiale, tipo di rifiuto, problema di inquinamento, corrispondono macchine, impianti, procedure di bonifica e riciclo, imballi specifici, un po’ come nell’ecosistema della foresta pluviale ciascuna orchidea ha il suo specifico insetto impollinatore.
Come sempre mi succede, fin dai tempi della scuola, sono affascinata dalla numerosità dei dettagli e dalla visione d’insieme, e al contempo poco interessata a specializzarmi, dedicandomi anima e corpo a uno specifico microsettore.
Osservo invece con gratitudine chi riesce a farlo, e, con dedizione e grande creatività, progetta e fa funzionare macchine speciali, materiali nuovi, cicli di depurazione, accessori che semplificano e migliorano la vita di tutti (o anche do pochi).
Io da parte mia ci metto l’impegno a cercare leggerezza e sostenibilità anche nei modi della consulenza e della formazione, per spendere risorse ed energia dove davvero serve e accorciare il più possibile le filiere: e anche per rendere più leggero e sostenibile il nostro uso della rete e dell’informazione (“per un’ecologia della mente”, oltre a essere un libro meraviglioso, è anche un mantra che mi accompagna da decenni).
Sempre in tema di sostenibilità, il 28 e 29 novembre sarò a Milano a raccontare l’International Forum on Food and Nutrition: per andarci mi perderò il primo giorno di BTO, un po’ mi dispiace, ma cercherò comunque di scendere per il Day Two che si annuncia come sempre denso e ricco.
(*) di nuovo grazie alle bravissime GGD del Canton Ticino, la loro prima iniziativa è stata un successo: tantissime le partecipanti, tutte interessate e pronte a fare rete: un bell’inizio davvero